Pesaro

Pesaro, Biancani (Pd): «Tamponi più che raddoppiati». Doglioni (Lega): «Disorganizzazione e impreparazione»

Il punto sulla sanità, nell'emergenza Coronavirus, secondo il consigliere regionale di maggioranza e il segretario provinciale pesarese leghista. Dichiarazioni, numeri e accuse

PESARO – Da un lato gli aumenti dei tamponi nei check point della provincia di Pesaro, dall’altra le critiche della Lega nella gestione della sanità e dell’emergenza Covid.

A tirare le somme per quanto riguarda i tamponi è il consigliere regionale Andrea Biancani del Pd: «Sono più che raddoppiati i numeri dei tamponi fatti l’ultima settimana, ma da lunedì 20 vanno comunque aumentati. Molte delle persone in quarantena tra qualche settimana hanno bisogno di rientrare al lavoro».

Si guarda alla fase 2 ed essere giudicati guariti è fondamentale. «Nei 3 check point della provincia di Pesaro per la verifica dei guariti, Asur ha effettuato, sulla base della segnalazione effettuata dai medici di famiglia, circa 1000 tamponi, la settimana precedente erano stati 340. Gli addetti dell’assistenza domiciliare hanno effettuato circa 300 tamponi a domicilio. Le Usca, le unità speciali, formate da personale medico e infermieristico che consentono di rafforzare le visite a domicilio, nelle residenze protette e nelle case di riposo sono 4. Ogni unità riesce a fare 10-12 visite a domicilio ogni giorno, in una settimana hanno fatto circa 350 visite».

Biancani riferisce che sono state visitate dal dipartimento di prevenzione le case di riposo e le residenze protette del territorio per verificare e supportare le azioni organizzative messe o da mettere in atto per il contenimento della diffusione del virus.

Poi c’è la questione dei positivi. «I casi di positività a seguito del primo tampone di verifica (percorso guariti) sono tra il 15 e il 20%. Purtroppo le persone che risultano positive dovranno attendere ulteriori 15 giorni prima di poter ripetere il tampone di verifica».

Il segretario della Lega della Provincia di Pesaro Lodovico Doglioni contesta quanto fatto dalla sanità regionale.

«Mai come in queste giornate dobbiamo ringraziare tutto il personale sanitario marchigiano per l’enorme lavoro svolto con professionalità, dedizione e grande coraggio in questi ultimi mesi di lotta contro il Covid-19 e mai come in questo momento abbiamo capito gli enormi danni causati dalla Giunta Ceriscioli – dice Doglioni -. Il grande carrozzone sanitario marchigiano conta oltre 21.000 dipendenti, dei quali la metà sono amministrativi, ovvero, la metà è chiusa negli uffici a produrre scartoffie e non nelle corsie degli ospedali a curare la gente. Oggi scopriamo che non è ammesso il dissenso, non ci si può esprimere e commentare neppure sui social e, se qualche malcapitato dovesse scrivere qualcosa, riceverebbe immediatamente un richiamo e partirebbe subito il provvedimento disciplinare.
Non si può per esempio dire che la mortalità nella Provincia di Pesaro per Coronavirus sul totale dei positivi è del 18%, non ci si può lamentare perché gli operatori sanitari sono privi delle ormai note mascherine e dei guanti, non si può piangere perché con i tagli al personale medico ed infermieristico i turni sono estenuanti, ora più che mai lavorando dentro uno scafandro con il rischio di rimanere infettati e cadere sul campo come troppi sanitari hanno subito.
Non ci si può neppure lamentare che la grande disorganizzazione e l’impreparazione nell’affrontare l’onda dei contagi ha di fatto inquinato le strutture ospedaliere rimaste ed ha impedito qualsiasi altra cura per le numerose patologie che colpiscono i nostri cittadini».

Per Doglioni e la Lega «la gestione dell’emergenza è stata completamente fallimentare da parte dei vari dirigenti della sanità, ma soprattutto mi chiedo come mai il Gores (Gruppo operativo per le emergenze sanitarie), che è stato attivato il 27 gennaio, ovvero un mese prima dei primi casi in Regione, non è riuscito a predisporre procedure per gli ospedali, per le residenze anziani, per la medicina territoriale, che sono rimasti inizialmente abbandonati e senza dei protocolli precisi da seguire».

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