Pesaro

Pesaro, Berloni: cinque imprenditori pronti a farsi avanti ma i dipendenti sono senza stipendio

Scaduto il termine per presentare le manifestazioni di interesse. Ora si attendono le vere offerte. Il sindacato chiede un incontro al Ministero

Berloni

PESARO – Scaduto il tempo per le manifestazioni di interesse per la Berloni, storico marchio di cucine di Pesaro. Sono cinque gli imprenditori nazionali e internazionali che si sono fatti avanti. Ma in attesa delle eventuali offerte, i sindacati fanno sapere che i dipendenti rientreranno al lavoro lunedì, ma sono senza stipendi.

La storica azienda di cucine è stata messa in liquidazione a fine novembre. Da allora si sono susseguite giornate di sciopero, lettere al ministero affinché facesse pressione sui soci. E prese di posizione della famiglia di cui porta il nome lo storico marchio.

Una situazione nata all’improvviso da “profonde divergenze” tra i soci Michael Chiu (Hcg), David Tu (Wan Yuan Textile) e Alex Huang (Thermos) che hanno portato i soci Chiu e Tu a votare a favore della messa in liquidazione dell’azienda.

Il liquidatore Alessandro Meloncelli ha ricevuto cinque manifestazioni di interesse. Ora comunicherà agli imprenditori dati ulteriori riguardanti la situazione patrimoniale e contabile dell’azienda. Tra questi ci sarebbe anche un investitore locale.

Entro la prima settimana di febbraio, l’obiettivo è avere le offerte vere e proprie sul tavolo. Da quello che emerge, ci sarebbe chi è interessato solo al marchio e chi anche alla produzione. Nel caso non ci sia un’offerta unica, si andrà a fare dialogare gli investitori per consentire a chi produce di poter comunque usare il marchio in determinati Paesi.

In attesa ci sono i lavoratori, circa 80 dipendenti. Giuseppe Lograno della Fillea Cgil sottolinea che «i dipendenti non hanno avuto né tredicesima né la paga di dicembre. Non ci sono i soldi in cassa. Più passa il tempo più problemi ci saranno per riavviare la produzione. Ora è ferma perché non ci sono ordini e questo porta i clienti storici a orientarsi verso altri fornitori. Sollecitiamo un incontro al Ministero dello Sviluppo economico per pensare a una cassa integrazione in questa fase per sostenere i dipendenti. Con l’obiettivo della continuità aziendale».

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