Pesaro

Cagli, stucchi del Brandani danneggiati. Mazzacchera: «L’amministrazione non cura il patrimonio»

La rottura a palazzo Tiranni Castracane. Lo storico dell'arte: «Indifferenza del Comune, i cittadini ora scoprono la verità»

Gli stucchi danneggiati

CAGLI – Stucchi del Brandani danneggiati, Alberto Mazzacchera, storico e critico d’arte, punta il dito contro l’amministrazione comunale di Cagli.

«La rovinosa deriva a cui è stato abbandonato il superbo palazzo Tiranni – Castracane, ferito dal grave danneggiamento degli stucchi del Brandani, è l’emblema dell’indifferenza e della sciatteria con le quali sono trattati i beni culturali del territorio di Cagli e del suo centro storico cittadino.

Gli stucchi del Brandani prima dei danni

Nel piano nobile di questo Palazzo voluto da mons. Felice Tiranni vi è la formidabile impronta degli artisti che a metà Cinquecento animarono la corte ducale urbinate. Primo arcivescovo di Urbino, Felice Tiranni (il cui padre aveva commissionato i capolavori di Giovanni Santi con il ritratto di Raffaello nella chiesa di San Domenico) fa eseguire, nel 1555, dal plasticatore Federico Brandani (1520 – 1575) l’elaborato ornato in stucco con Trionfi di condottieri e la Vittoria alata nella celebre volta di una delle sale di rappresentanza. Più tardi, in occasione delle nozze di uno dei due figli legittimi, il Brandani è di nuovo nel vasto Palazzo in Cagli per l’alzata del monumentale camino con al centro il riquadro della Fucina di vulcano datato 1571. Tra queste due date si pone l’esecuzione della raffinata superstite alzata di un camino scomparso del Brandani. Due giovani sorreggono con lacci annodati un elaborato altorilievo, a mo’ di grande scudo da parata trionfale. Ma al giovane, posto alla sinistra dell’osservatore, è stato recentemente amputato l’intero braccio destro con il rispettivo laccio, che, come nella parte speculare destra rimasta fortunosamente integra, sorreggeva in alto la composizione».

Il danneggiamento è evidente e non è recuperabile. «Dalla mia segnalazione del maggio 2022, al Sindaco Alessandri e alla Vice Sindaco Benilde Marini, nulla è stato ad oggi fatto per riparare tale grave danno – continua Mazzacchera – Tutto si vorrebbe fosse dimenticato insieme agli innumerevoli sacchi di guano tirati via dal Palazzo, da anni infestato dai piccioni, per fare spazio alla mostra in corso dedicata alle installazioni d’arte contemporanea di Giovanni Termini. Ora i cittadini, potendo rientrare dopo anni nel Palazzo, scoprono la verità.

Il braccio e il laccio a terra fotografati nel 2022

Ma la responsabilità dell’Amministrazione comunale è quanto mai evidente. Infatti, dalla prima decade del Duemila, il Comune di Cagli non solo ha libero accesso al piano nobile del Palazzo in quanto munito delle chiavi, ma nello stesso non si tengono iniziative che il Comune non promuova o sostenga. A ciò si aggiunge come sia possibile che la vantaggiosa convenzione attinente la gestione a fini culturali del Palazzo, per la quale lavorai incessantemente da Vice Sindaco dal 1999 al 2014, infine deliberata dall’ente ecclesiastico proprietario nel febbraio 2014, non sia mai stata firmata dal Comune di Cagli.

Occorre ricordare che sul finire del Novecento il Palazzo è stato salvato da due provvidenziali interventi statali (complessivamente ammontanti a circa 1,2 miliardi di lire) promossi e veicolati dal Comune di Cagli, dei quali gratuitamente ho scritto le rispettive relazioni (D.L. 371 del 1987 e Legge speciale per Urbino).

Gli interventi di 1,2 miliardi di lire avviati con fondi statali su tale Palazzo (per vincolo urbanistico, dal 1989 destinato ai “servizi socio-culturali”), vanno senza alcun dubbio completati facendone il fulcro museale di Cagli e lo snodo principale in cui, con percorsi immersivi ed emozionali, il viaggiatore viene stimolato a conoscere Cagli ed il vasto territorio dell’Altofurlo suggestivamente perimetrato dall’Appennino.

Dal febbraio 2014 ciò poteva essersi già avverato se il Comune di Cagli, guidato dal Sindaco Alessandri, non fosse scomparso dalla scena quale interlocutore dimenticando non solo gli investimenti statali già fatti ma dimostrando, ancora una volta, di non avere alcuna visione per lo sviluppo culturale e turistico e quindi economico di Cagli».

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