Pesaro

Alluvione nelle Marche, i geologi dell’Università di Urbino: «Corsi d’acqua modificati dall’uomo e scarsa manutenzione»

I tecnici sul territorio: «In casi come questo i fiumi tendono a occupare le loro sedi naturali con conseguenze catastrofiche»

Gli effetti della bomba d'acqua

PESARO – Proseguono in questi giorni i sopralluoghi dei geologi dell’Università di Urbino nelle aree interessate dall’alluvione del 15 settembre 2022, soprattutto nei territori dell’alta valle del fiume Burano a cavallo tra Umbria e Marche. Dai primi sopralluoghi sembra infatti che i maggiori afflussi idrici siano giunti proprio dalla zona della Serra di Burano dove si sono avute le precipitazioni più intese e copiose.

I sopralluoghi al momento sono volti a rilevare i fenomeni di dissesto geo-idrologici connessi alle forti precipitazioni che hanno investito il territorio. Le intense piogge hanno infatti portato a numerosi problemi di natura idraulica e geologica movimentando depositi superficiali e legname. Questo materiale è stato poi preso in carico dai corsi d’acqua e trascinato nei fondivalle, innescando contestualmente innumerevoli eventi franosi in tutto il territorio, dalle sponde lambite dalle piene ai versanti dei pendii circostanti. Il tutto è avvenuto appunto nell’area a monte di Cantiano dove sono presenti rocce impermeabili che hanno bassa capacità di trattenere le piogge e dove il ruscellamento superficiale è di per sé già abbastanza intenso anche in presenza di estese coperture vegetazionali. Oltre a queste cause naturali, va considerato che gli eccezionali eventi meteo sono caduti su di un territorio dove è venuta a mancare una adeguata e costante manutenzione dei corsi d’acqua.

Ai sopralluoghi hanno partecipato il Prof. Stefano Morelli, da pochi mesi all’Università di Urbino presso la quale insegna Geografia Fisica e Geomorfologia Applicata e che si occupa proprio di processi di evoluzione morfologica dei corsi d’acqua per la valutazione degli impatti della dinamica fluviale e per la mitigazione del rischio di alluvione. Egli ha rilevato che su tutta l’area colpita è evidente che la circolazione idrica superficiale, distribuita in un articolato reticolo idraulico, rimane il fattore maggiormente attivo ed efficace di modellazione del territorio e delle sue forme. Nonostante che in certe zone i flussi idrici si riducano notevolmente in alcuni periodi dell’anno fino a quasi a scomparire, creando difficoltà di approvvigionamento e crisi idriche nei corsi principali, questi inducono allo stesso tempo ad una implicita sottovalutazione del problema idraulico per il resto dell’anno. Tale capacità di incidere sulla morfologia del territorio è efficace anche, e soprattutto, in condizioni straordinarie dettate dalle ampie esondazioni e delle alluvioni conseguenti durante eventi piovosi intensi, anche minori rispetto a quello del 15 settembre scorso.

È proprio durante eventi di piena particolarmente intensi che la forza delle acque in questi contesti tende a voler ripristinate le condizioni morfo-dinamiche ordinarie contrastando, anche con conseguenze catastrofiche, le modifiche apportate dall’uomo nella propria pianificazione urbanistica, che in certe operazioni ingegneristiche tiene poco conto delle leggi fisiche che regolano il movimento di flussi incanalati.
L’analisi della franosità del territorio e degli eventi principali viene analizzata dal Prof. Mirko Francioni, da poco più di un anno all’ateneo Urbinate dove si occupa di rischio idrogeologico e insegna Geologia Applicata.

L’analisi geologica integrata del territorio è poi materia del Prof. Marco Menichetti che studia da molti decenni questa area dell’Appennino umbro-marchiano integrando dati di geodinamica: «L’impatto sulle strutture naturali e soprattutto su quelle antropiche è stato devastante riportando i corsi d’acqua alla loro configurazione di alcuni secoli fa. L’ecosistema fluviale è stato modificato in maniera significativa con pesanti ripercussioni sulla biodiversità che caratterizza proprio queste aree interne appenniniche».

L’idraulica fluviale nella zona stessa di Cantiano è stata fortemente modificata sin dal secolo scorso con la deviazione del fiume Burano dal suo percorso naturale che lambiva il centro storico. Infatti circa 100 anni fa, fu realizzata mediante lo scavo di una galleria la deviazione ad angolo retto del fiume. Giorni fa il fiume è andato a rioccupare il suo vecchio alveo, allagando tutto il centro storico della cittadina. A tutto questo va purtroppo costatato una scarsa manutenzione del territorio e soprattutto dei corsi d’acqua, dai minori fino alle aste fluviali principali.

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