Osimo

Osimo, è scontro sul futuro dei musei cittadini

Le liste civiche dell'opposizione all'attacco: «Bene fare nuove importanti mostre ma prima si ripristini il Museo Civico e quello Archeologico che l'amministrazione sta smantellando»

La mostra "Capolavori dei Sibillini"
La mostra "Capolavori dei Sibillini"

OSIMO – «Bene fare nuove importanti mostre a Osimo ma prima si ripristini il Museo Civico e quello Archeologico che l’amministrazione sta smantellando». Per la messa in sicurezza delle opere d’arte del Museo Civico di Osimo e la riapertura dello stesso alla pubblica fruizione turistico-culturale, i consiglieri delle liste civiche all’opposizione presenteranno un ordine del giorno in Consiglio comunale.

«Dal 2016 l’amministrazione, prima ancora dell’atto con cui si stabiliva l’inagibilità dei locali a seguito degli eventi sismici, interrompeva la sua funzione di culla delle nostre opere d’arte al nostro Museo civico destinandolo a semplice “deposito di opere” della mostra “Capolavori Sibillini”, spogliando così la città ed i turisti della possibilità di vedere i nostri tesori – dice il consigliere delle Civiche ed ex sindaco Stefano Simoncini -. A seguito di ordinanza di inagibilità di quella porzione di palazzo Campana, le opere non sono state messe ancora in sicurezza e il Museo continua ad essere chiuso al pubblico e utilizzato solo come magazzino di opere d’arte (anche di terzi), salvo quelle riprese dall’amministrazione del Campana. L’indirizzo politico amministrativo dell’amministrazione comunale è di trasferire il polittico dei fratelli Vivarini al Museo Diocesano e abbiamo avuto notizia delle intenzioni di alcuni prestatori d’opera di riavere indietro le proprie opere prestate».

«Considerando che una città già a forte vocazione culturale che, almeno nelle annunciate intenzioni dell’amministrazione comunale, voglia accreditarsi come polo culturale per mostre ed esposizioni regionale investendo in questo risorse pubbliche, debba prima di tutto non depauperare ma al contrario valorizzare le proprie opere d’arte nel palazzo cittadino, chiederemo al Consiglio comunale di annullare l’atto d’indirizzo per il trasferimento di opere d’arte dal Museo Civico al Diocesano e di impegnare l’amministrazione comunale a riaprire alla pubblica fruizione il Museo civico (dato che ora è comunque utilizzato sia pure come deposito) compresa la sezione archeologica, previe eventuali opere di messa in sicurezza dei locali o in alternativa allocazione di tutto il patrimonio culturale già contenuto nel Museo Civico e Archeologico in altra struttura idonea reperita in città oppure altre parti staticamente idonee di palazzo Campana».

L’assessore alla Cultura Mauro Pellegrini replica: «Il Comune non è proprietario del museo Civico, situato all’ex granaio, lo è l’istituto Campana cui paga l’affitto. L’Archeologico si trova invece nel piano Nobile del Campana ed era già così, non c’è stato alcuno smantellamento anzi, grazie alle grandi mostre l’hanno visitato in tanti e come Comune ci abbiamo portato la statua di Plotina scoperta sotto il loggiato e creato la pannellistica. Per quanto riguarda le opere salvate dal sisma, prima c’era il plauso per l’adozione e adesso invece si dice che il museo è stato usato come magazzino. È stato solo chiuso temporaneamente, poi è sopraggiunta l’inagibilità. Il Comune non può ripristinarla, non siamo i padroni di casa. Il Campana ha chiesto i fondi per il terremoto e l’iter procede. Intanto abbiamo salvato la pala del Vivarini, restaurata con sforzi e portata al Diocesano. Le opere di San Ginesio torneranno presto a casa. Non è vero che non ci occupiamo del patrimonio: Fontemagna, Montetorto e le statue acefale sono solo altri esempi. Per quanto riguarda quelle prestate, lo erano dal 2000 per cinque anni, la richiesta di restituzione ce l’aveva già Simoncini sul tavolo ma non ne ha dato corso. Sono convinto su tutto che la frammentazione dei musei, voluta dall’amministrazione dei “civici”, non sia funzionale: Civico, Archeologico e Diocesano dovrebbero essere un polo unico, così sono poco fruibili tutti».

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