Osimo

Osimo, il primario del pronto soccorso Enzo Frati va in pensione

Dopo quarant’anni di servizio, il professionista lascia l'incarico per sopraggiunti limiti di età. «Sono orgoglioso dei miei medici, sono preparatissimi e non li cambierei. La cosa più importante è la formazione e fare gruppo, l’ospedale si fa con le persone non con i muri». Oggi, 26 febbraio, la festa di saluto all’ospedale “Ss. Benvenuto e Rocco”

Il dottor Enzo Frati (a sinistra) con il dottor Adolfo Pansoni
Il dottor Enzo Frati (a sinistra) con il dottor Adolfo Pansoni

OSIMO – Il primario del pronto soccorso di Osimo, il dottor Enzo Frati, va in pensione dopo quarant’anni di servizio per sopraggiunti limiti di età. Nel 2015 era arrivata la nomina di capo dipartimento di Area Vasta 2 (Senigallia, Fabriano, Jesi e Osimo) e da ultimo, nel novembre scorso, quella di capo dipartimento delle emergenze interaziendali (Inrca-Area Vasta). Oggi, 26 febbraio, la festa di saluto all’ospedale di Osimo “Ss. Benvenuto e Rocco”.

«Quando iniziai nell’intera zona c’erano 700 posti letto, 250 a Osimo, 200 al Muzio Gallo, cento a Castelfidardo e 50 a Loreto – ha detto -. Oggi sono 50 ma esaustivi, per un’ernia ad esempio si resta in ospedale solo un giorno. La tendenza è ridurre la degenza ospedaliera e quindi strutture come la rsa fidardense e le cure intermedie a Loreto servono, altrimenti tutti i pazienti verrebbero qui. È cambiato tutto, in meglio a livello di tecnologia ad esempio o nel rapporto tra personale, prima assistente e primario non si parlavano nemmeno, ogni reparto poi era un feudo. Ho visto cambiare anche la gestione stessa, oggi siamo di fronte a un’aziendalizzazione sanitaria, si parla di efficacia, di efficienza e di budget, di ottimizzare le risorse con i farmaci».

Tra i tanti auguri ricevuti quello dell’onorevole osimano Paolo Polenta, ex assessore regionale. Il dottore è tornato indietro nel tempo: «Sono nato nel 1952. Mi sono laureato il 16 marzo 1978 a Bologna, la stessa mattina in cui fu rapito Aldo Moro. Mio papà mi raggiunse da Castelfidardo per andare a pranzare fuori e trovammo le serrande tutte serrate. Per un anno ho fatto Clinica di chirurgia e poi il primo marzo 1979 entrai in servizio all’ospedale di Castelfidardo come assistente chirurgo. Un anno dopo sono arrivato a Osimo come assistente chirurgo addetto al pronto soccorso e ci sono statio per altri 39 anni. Ho una certa emozione nel raccontarlo. Nel 1990 ho dato l’esame di idoneità primariale, difficilissimo, mi chiusi in casa un mese per studiare proprio quando morì mio padre di cancro ai polmoni. Il pronto soccorso in quegli anni era un ramo della Chirurgia, nel 2001 divenne struttura complessa ed ebbi l’incarico di facente funzioni. Poi nel 2003 ho fatto il concorso. Devo dire grazie al dottor Antonio Aprile, il top della sanità marchigiana, mi fece diventare primario, e da lì è stato un turbinio di incarichi, quando sono arrivati i Papi e Bertolaso ad esempio».

Lo sguardo all’equipe: «Sono orgoglioso dei miei medici, sono preparatissimi e non li cambierei. L’ultimo pensiero che ho avuto è stato quello per l’integrazione con l’Inrca, difficile, soprattutto per la scissione tra 118 e pronto soccorso, ma stiamo risolvendo molte cose. I 17 infermieri sono cambiati, è arrivata una ventata nuova, la qualità percepita è diversa. La nostra è sempre una lotta contro il tempo ma occorre investire sul sorriso. Purtroppo quelli che c’erano prima erano in piena sindrome burnout. La mia però non è una scuola, abbiamo imparato tutto da tutti. La cosa più importante è la formazione e fare gruppo, l’ospedale si fa con le persone non con i muri. Devo dire grazie al dottor Carlo Rossi, ho imparato tutto da lui che ha creduto in me».

Uno, poi, al futuro: «La scelta dell’integrazione è stata fatta e compito nostro è ottimizzare, tanto alla fine rimarrà solo un ospedale per Provincia ma Osimo deve mantenere la sua identità. La più grande criticità al momento è la mancanza di personale. Il pronto soccorso è il biglietto da visita di un ospedale. Avrei avuto bisogno di altri due-tre mesi per sistemare tutto al meglio ma posso dire che entro l’estate arriveranno due nuove unità mentre un’altra è già arrivata ieri. Nonostante tutto riusciamo a dare una risposta efficace durante tutte e tre le fasi di lavoro: dall’input (l’arrivo del paziente), alla fase centrale di lavoro fino al suo ricovero». Sono stati 21mila circa gli accessi al pronto soccorso nell’ultimo anno, un dato che si attesta su quello dell’anno precedente.

Al posto del dottor Frati, come facente funzioni al pronto soccorso, subentra il dottor Adolfo Pansoni. Sarà fatto un concorso mentre per il ruolo di capodipartimento con ogni probabilità ci saranno due figure.

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