Osimo

Osimo, presentato un progetto per il recupero dell’ex Muzio Gallo

L’hanno elaborato l’ex giudice di pace Benedetto Loiodice, l’ingegner Stefano Tombolini e la dottoressa Gilberta Giacchetti, firmatari del piano per il recupero che prevede la realizzazione di un polo sanitario multisettoriale

L'ex ospedale Muzio Gallo abbandonato
L'ex ospedale Muzio Gallo abbandonato

OSIMO – C’è un progetto per far rinascere l’ex ospedale Muzio Gallo di Osimo. L’hanno elaborato l’ex giudice di pace Benedetto Loiodice, l’ingegner Stefano Tombolini e la dottoressa Gilberta Giacchetti, firmatari del piano per il recupero che prevede la realizzazione di un polo sanitario multisettoriale. «Attualmente l’ex Muzio Gallo si presenta come un luogo in degrado assoluto, compreso anche il grande parco adiacente, situazione dalla quale potrebbe uscire a seguito dell’auspicabile accoglimento del nostro progetto di riqualificazione completa di tutta l’area edificabile – spiega Loiodice -. C’è la reale possibilità di dare nuova vita ad una struttura di grande valore storico, economico e sociale. Siamo in attesa di essere convocati dal presidente della Regione Acquaroli. Se l’incontro sarà positivo, si provvederà alla nomina di un comitato promotore e la Regione potrebbe diventare un socio azionista del partenariato pubblico-privato che dovrà costituirsi per cercare investitori privati».

Il testamento

L’idea del progetto è stata “riesumata” da Loiodice dopo tanti anni a seguito della promessa, reiterata anche in punto di morte, alla contessa Ida Fregonara Gallo, già proprietaria dell’immobile. Nel 1933, per onorare la volontà e la memoria del proprio coniuge, il conte Muzio Gallo, la donna donò la “Villa Cannone” e l’annesso esteso parco alla Provincia con la specifica condizione che fosse adibita a ricovero e cura dei soggetti colpiti da tubercolosi polmonare e con “espresso divieto all’ente donatario di cedere ad altri la proprietà o l’usufrutto o di distrarre a fini diversi l’immobile donato”, condizione ribadita anche nel proprio testamento. «Riteniamo che si possa realizzare una struttura sanitaria di eccellenza nella quale tutti potranno ricevere le cure e gli interventi necessari per le loro patologie, utilizzando come fonti di finanziamento sia le entrate proprie dell’azienda sanitaria (ticket e ricavi derivanti dall’attività di intramoenia dei propri dipendenti) sia le entrate indirette (servizi socio assistenziali ed attività accessorie). Evitando la demolizione ma ipotizzando un’attuazione per stralci funzionali di recupero, potranno essere realizzate strutture per diagnosi e terapia di bambini e adulti autistici e con problemi del comportamento alimentare, di supporto alla natalità, per fronteggiare straordinarie esigenze sanitarie a livello pandemico, per la cura di varie patologie, oltre a miniappartamenti per l’accoglienza di familiari dei pazienti».

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