Osimo

Osimo, inaugurato il secondo stralcio dell’area archeologica di Montetorto

Taglio del nastro, stamattina, 11 aprile, del secondo stralcio del sito archeologico di Montetorto a Casenuove di Osimo. Dopo la sistemazione della parte produttiva di olio e vino, sono stati rimessi a nuovo altri 200 metri quadrati riguardanti l'area che costituiva il magazzino

Il taglio del nastro
Il taglio del nastro

OSIMO – È stato inaugurato stamattina, 11 aprile, il secondo stralcio del restyling del sito archeologico di Montetorto a Casenuove di Osimo. Dopo la sistemazione della parte produttiva di olio e vino, sono stati rimessi a nuovo altri 200 metri quadrati riguardanti l’area che costituiva il magazzino. Quello di Casenuove rappresenta il secondo sito di produzione di epoca romana più grande e importante in Italia dopo Firenze, su cui l’amministrazione ha puntato per creare un circuito romano che interessi tutta la città a disposizione soprattutto delle scolaresche. «Un ottimo lavoro di squadra tra Comune e Soprintendenza che non finisce qua – ha detto il sindaco Simone Pugnaloni al taglio del nastro -. La Soprintendenza infatti chiederà ulteriori fondi al Ministero per andare avanti».

Il sito
Il sito

L’area rappresenta uno degli esempi meglio preservati di impianto produttivo di età romana del centro Italia fin dal primo secolo a.C., luoghi pieni di fascino dove si produceva e conservava il vino e l’olio. Ultimo step che ha permesso il completamento è la nuova tettoia a nord posta a protezione del sito archeologico, dopo l’arrivo di nuovi finanziamenti e l’ok giunto dal ministero per i Beni culturali alla richiesta di Soprintendenza e Comune. Adesso quello che resta del magazzino a servizio dell’antico frantoio, che risale al primo secolo a.C. in piena epoca romana, è al sicuro.

Il costo dell’intervento è stato di circa 40mila euro e permette di valorizzare ulteriormente il sito archeologico, rendendolo fruibile agli osimani e ai tanti turisti e scolaresche che hanno già avuto modo di ammirarlo. Gli archeologi della cooperativa “ArcheoLab” sono stati all’opera nella minuziosa ripulitura dello scavo per riportare alla luce i grandi orci oleari e vinari che da quasi duemila anni giacevano nell’oscurità e nel silenzio del sottosuolo.

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