OSIMO – Il tour tra le magnificenze della mostra su Giorgio de Chirico a palazzo Campana di Osimo, aperta a tutti fino al 4 novembre, ha assunto contorni ancora più affascinanti con l’accompagnamento del curatore Vittorio Sgarbi che ha spiegato le opere introducendo all’autore i primi visitatori.
«De Chirico è l’artista del Novecento più conosciuto, di cui si sono viste più mostre nel corso degli anni, durante la sua vita e anche nel nuovo millennio, con una continua e giustificata attenzione per il primo tempo, gli anni cioè in cui dopo le avanguardie futuriste ha inventato la Metafisica che ha come suo punto di riferimento Ferrara e Torino – ha detto Sgarbi a palazzo giovedì 31 maggio, giorno del taglio del nastro -. In questa Metafisica ha introdotto una grande ripresa italiana da Giotto, Piero della Francesca, che ha anticipato “il ritorno all’ordine” della pittura che sarà durante il Fascismo. Nessun fascismo c’è nella sua pittura ma è presente un senso di una distanza dell’uomo, di assenza, che ricorda il periodo di Montale.
I Surrealisti guardano a queste invenzioni legate a un sogno, appunto legate alla dimensione Metafisica, e attorno al 1926 cominciano a disprezzarlo, ma de Chirico reagisce con gran forza e comincia un periodo in cui si definisce “pictor optimus” e dipinge come un antico, come Velasquez, Rubens, Raffaello. È il momento in cui si guarda con più perplessità contro le Avanguardie, contro i metodi sperimentali, il nuovo, e quindi ha nemici sia tra quelli che sono partiti con lui che tra quelli che dopo la Guerra indicano nell’estrazione dell’informale strade nuove. Immagino come abbia guardato i tagli di Fontana. Come nessun altro si è posto contro le Avanguardie.