Osimo

Osimo e covid, 70 giorni di Usca. Il dottor Sampaolo: «Il nostro ruolo ancora fondamentale»

Le Unità di continuità assistenziale, formate da medici con il compito di assistere a domicilio persone affette dal covid, contano più di 200 interventi in 2 mesi

L'Unità dell'Usca
L'Unità dell'Usca

OSIMO – Il dottor Guido Sampaolo, osimano, è tra i coordinatori delle tre unità del distretto a Sud di Ancona che agiscono nei Comuni della Valmusone e coprono una popolazione di circa 80mila abitanti, Osimo, Castelfidardo, Loreto, Camerano, Numana, Sirolo e Offagna, con sede alla stazione di Osimo.

Sono le Usca, acronimo di Unità speciali di continuità assistenziale, squadre formate da medici di famiglia e guardie mediche con il compito di individuare e assistere le persone affette da Coronavirus direttamente a casa loro. Oggi, a circa 70 giorni dall’attivazione dell’Unità, il dottore stila un bilancio di quanto fatto.

«Nei due mesi di aprile e maggio sono stati effettuati 200 interventi domiciliari, cioè visite richieste dai medici per casi sospetti o accertati. Tutte quelle persone hanno ricevuto a casa una visita da parte delle Unità dei medici Usca che hanno verificato le condizioni di salute, preso in carico il paziente, effettuato ecografie ed elettrocardiogrammi, eseguito diagnosi e terapia, fornito farmaci, strumenti e consigli per monitorizzare le condizioni di salute – dice -. 234, per la precisione, sono state le persone sottoposte a tampone per la ricerca molecolare dell’Rna del Covid-19 e 692 invece gli interventi telefonici, cioè le volte in cui è stata effettuata una telefonata ai pazienti “arruolati” per verificare le condizioni di salute nel tempo, anche attraverso gli strumenti di auto misurazione (saturimetri) lasciati in dotazione domiciliare ai pazienti».

Lo studio sul virus non affatto terminato: «Sono certo che se il Covid-19 è attualmente in ritirata lo si deve all’insieme delle misure di Sanità pubblica adottate, dove le Usca hanno un ruolo fondamentale che va riconosciuto e portato avanti, fintanto che ce ne sarà bisogno, perché sappiamo che le battaglie contro le epidemie si combattono sul territorio. L’esperienza delle Usca ha evidenziato che le cure primarie e la medicina generale hanno un ruolo essenziale di sentinella, contrasto, contenimento e presa in carico sia delle malattie infettive come di quelle cronico-degenerative. Per questo, anche quando l’emergenza Covid-19 sarà passata, credo che l’intervento fondamentale delle Usca dovrà sopravvivere, adeguatamente rivisto e riformulato, nei modi e nell’organizzazione più funzionale ad un rilancio del nostro eccellente sistema sanitario nazionale».

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