Osimo

Osimo, attivisti in protesta per la vendita di parte del cinema Concerto

Stanno organizzando una class action. Argentina Severini, una delle portavoce del gruppo che da anni si oppone alla vendita parziale della struttura osimana in pieno centro, chiede rinforzi per la protesta

Festa in autogestione all'ex cinema Concerto organizzata dal comitato che ne richiede l'apertura
Festa in autogestione all'ex cinema Concerto organizzata dal comitato che ne richiede l'apertura

OSIMO – Stanno organizzando una class action. Argentina Severini, una delle portavoce del gruppo che da anni si oppone alla vendita parziale della struttura osimana in pieno centro, chiede rinforzi per la protesta. «Antistorica e antieconomica l’operazione cinema Concerto voluta e realizzata dall’amministrazione Pugnaloni e dai frati conventuali di Osimo – dice a nome del gruppo -. Antistorica perché getta per sempre alle ortiche l’opportunità di dare agli osimani un vero luogo di incontro capace di soddisfare le esigenze di una popolazione, in continua espansione, di quasi 35mila cittadini. In cambio pare si avrà una microsala di 99 posti, ben al di sotto di quanto già offre il teatrino Campana. Antieconomica perché di fatto spoglia la città di immobili preziosissimi a un prezzo da far ridere. Ci hanno raccontato e continueranno a raccontarci che in questo modo sarà riqualificata un’area inutilizzata e che per il Comune l’operazione sarà a costo zero ma se ben andiamo a guardare capiamo che, se entro la fine del 2019 non sarà concluso il collaudo dell’immobile ristrutturato, il Comune rischia di perdere i 400mila euro che la Regione ha inserito a bilancio per l’intervento. In realtà il cronoprogramma stabilito dalla Regione a oggi è già ampiamente saltato: o si recupera a tempi da record oppure ci ritroveremo con una bella microsala da pelare».

Argentina Severini

Chiederanno poi al sindaco di rendere pubblici tutti gli atti di tale operazione: «Da subito sono emerse le assurde contraddizioni, prima tra tutte la mancanza di un bando europeo, come la legge prescrive – continua -. Ora esce fuori che il Comune deve fare un bando per affidare i lavori ma se il progetto è dei frati perché bando e lavori sono a cura del Comune? Sarà poi difficile entrare nel microauditorium ma, sapete, se i posti fossero stati 100 le norme sulla sicurezza avrebbero imposto limiti ben più complicati da rispettare. Cercheremo di entrare ancora nel pantano, anche sporcandoci tutte».

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