Osimo

Il ministro Gualtieri ad Osimo per sostenere Mangialardi: «Siamo qui per discutere progetti concreti»

Il ministro dell'Economia e Finanze, in città per la presentazione del programma elettorale del candidato governatore di centrosinistra, ha parlato dei nodi critici delle Marche

Gualtieri, Mangialardi e Morani

OSIMO – «Mangialardi è un sindaco che ha dimostrato grande capacità operativa, penso sia la persona giusta per rilanciare le Marche». Così il ministro dell’Economia e Finanze Roberto Gualtieri, oggi ad Osimo per la presentazione del programma elettorale del candidato governatore della Regione Marche di centrosinistra Maurizio Mangialardi, primo cittadino di Senigallia. Gualtieri è stato accolto dal sindaco di Osimo Simone Pugnaloni e da Mangialardi, e appena giunto nella città dei “senza testa” ha visitato la mostra “Made in New York” di Keith Haring e Paolo Burgiani, per poi ammirare le bellezze delle Grotte Riccioni, uno dei gioielli del sottosuolo osimano. Poi l’appuntamento al teatro La Fenice di Osimo per l’incontro con il candidato presidente, moderato dal giornalista ex caporedattore del TgR Marche Maurizio Blasi. In sala, ad ascoltare il confronto, c’erano numerosi esponenti del mondo politico, imprenditoriale, di categoria e sindacale, inclusi i vertici dei partiti che compongono la coalizione e numerosi candidati in corsa per le regionali. Presente anche il presidente di Camera di Commercio delle Marche, Gino Sabatini, il sottosegretario al Mise Alessia Morani e il governatore uscente Luca Ceriscioli. In prima fila anche il sindaco di Macerata, candidato in corsa per le regionai, Romano Carancini, poi l’assessore regionale uscente Angelo Sciapichetti, la sindaca di Ancona, Valeria Mancinelli e il primo cittadino di Pesaro Matteo Ricci.

Da sinistra Pugnaloni, Gualtieri, Mangialardi, Pellegrini e Biscarini

«Per discutere delle prospettive straordinarie che si aprono per il bilancio delle Marche, Mangialardi giustiamente propone una “vertenza Marche”, un progetto Marche – ha detto il ministro Gualtieri -. Siamo qui per accettare questa sfida perché il Recovery Fund costituisce un’opportunità straordinaria per l’Italia e per una regione, come le Marche, che ha dei problemi e delle opportunità molto grandi e con queste risorse europee c’è l’opportunità di rilanciare tutto il tema delle infrastrutture, per ricucire le Marche e collegare, rafforzare la sanità, costruire una grande sanità territoriale, digitalizzare tutta la regione, dare grandi opportunità ai cittadini e per le imprese».

Gualtieri in visita alla Grotte di Osimo

Gualtieri ha spiegato che «ci sono dei distretti di grande creatività che con questa opera di connettività e di ricucitura possono sviluppare appieno le loro potenzialità. Siamo qui per discutere progetti concreti».

Sollecitato dalla stampa su un possibile riverbero del voto regionale sulla tenuta del Governo, il ministro ha spiegato: «Queste sono elezioni regionali e l’esito del voto influirà sul futuro delle Marche e, per questo, i marchigiani faranno la scelta giusta». Sul mancato accordo tra Pd e 5 Stelle per il voto del 20 e 21 settembre ha chiarito: «Penso che tutti i cittadini e tutti gli elettori hanno molto chiaro qual’è la scelta e quale l’alternativa in campo, tra una opzione che guarda al futuro, che guarda all’Europa, che guarda agli investimenti e una visione chiusa, sovranista, contro l’Europa, contro la scienza e che ha dimostrato di non avere risposte concrete. Quindi io penso che tutti i cittadini e gli elettori, tutti quelli che sostengono questo governo, ma anche molti cittadini delle Marche che sono interessati al futuro di questa regione, indipendentemente da come votano nazionalmente, faranno la scelta giusta, la scelta per Mangialardi».

Gualtieri ad Osimo

Parlando del Recovery Fund, Gualtieri ha detto: «Siamo di fronte ad una crisi senza precedenti e l’Europa deve realizzare una risposta senza precedenti. Deve fare una cosa che fin’ora non si è mai fatta: emettere degli eurobond, titoli di debito comune europei, e con queste risorse finanziare non solo l’assorbimento dell’impatto economico del coronavirus, ma anche una grande strategia di rilancio, che facendo tesoro di questa crisi, rafforzi quel progetto di cambiamento che già era in programma della nuova Commissione Europea. Su questo noi abbiamo anche messo molto,  con Green New Deal, innovazione, sostenibilità e crescita, ma occorre farlo con molte più risorse e farlo soprattutto in una logica di coesione e di solidarietà, inviando e distribuendo queste risorse innanzi tutto ai Paesi che ne hanno più bisogno perché ormai dei divari si sono accumulati negli anni».

Per il ministro è necessario mettere in campo «una risposta del tutto diversa a quella che è stata data all’altra crisi» dove ha prevalso la logica della austerità e del tirare la cinghia sperando che le cose andranno meglio. «L’Europa – prosegue –  deve intervenire in modo significativo anche grazie alla Banca Europea, che ha consentito a tutti i Paesi di emettere titoli per realizzare questa risposta molto forte, dove i risultati si vedono». 

Gualtieri all’uscita da Palazzo Campana

Nel parlare del lockdown ha lodato «la serietà e la disciplina» degli italiani  che «hanno capito che bisognava combattere il virus e fare una cosa diversa da quello che dicono chi sappiamo bene» ha detto riferendosi al centro destra «che dice no alle mascherine e che il virus non esiste»:  «gli italiani sono stati molto molto seri e questo ci ha consentito di contenere il virus e di ripartire, perché abbiamo potuto mettere in campo una risposta molto significativa, anticiclica» dando risorse alle imprese e alle famiglie, «ma soprattutto si è deciso che questa è una condizione necessaria ma non sufficiente: bisognava realizzare il più grande programma di rilancio dell’economia della storia dell’Europa, e questo è il Recovery Plan» dove ci sono 750 miliardi di eurobond «con i quali si devono finanziare attraverso una parte molto significativa di contributi a fondo perduto e un’altra parte di prestiti a tasso zero». L’Italia ha avuto più soldi di tutti secondo Gualtieri per finanziare grandi progetti «non solo per far ripartire l’economia, ma per cambiare il volto dell’Italia».

Il candidato governatore in quota Pd, Maurizio Mangialardi, Gualtieri lo ha definito «in grado di guidare una coalizione che ha prodotto un programma molto analitico, dettagliato e approfondito» di 60 pagine «che ci ho messo un pò a leggere, tanto era dettagliato. Lì ho capito che sarà un osso duro come presidente, ed è giusto che sia così». A luglio l’incontro fra Gualtieri e Mangialardi, nel quale l’aspirante presidente della Regione Marche aveva invocato una “vertenza Marche”, per il rilancio della regione, partendo da un pacchetto di interventi al cui apice ci sono infrastrutture viarie, ferroviare, ma anche digitali. «Siamo qui per capire come con queste risorse possiamo cambiare il volto dell’Italia e possiamo affrontare delle questioni storiche strutturali anche di questa regione – ha dichiarato il ministro – , che possono superare dei problemi che si sono accumulati nel tempo, togliendo opportunità straordinarie ad un territorio che ha pochi eguali per il mix di storia, natura, cultura, saper fare, impresa».

Gino Sabatini e Roberto Gualtieri

Le Marche secondo il ministro devono riuscire «a ricucirsi e a riconnettersi al suo interno, riducendo le fratture che si sono scavate in tanti anni e aggravate recentemente, per effetto del terremoto, della grande crisi e di tante vicende». La regione deve collegarsi al Paese e al Mondo attraverso una infrastrutturazione senza precedenti, materiale e immateriale e grazie al Recovery Plan «abbiamo l’opportunità di rilanciare» la regione. 

Affrontando il tema della rete unica della banda larga che ha avuto il via libera del Governo, il ministro ha spiegato che è «un importante passo avanti verso un progetto strategico al centro del programma di governo, che punta a creare le condizioni per realizzare la banda ultralarga in tutto il Paese, anche attraverso una società unica di gestione capace di offrire questo servizio a tutti gli operatori e a tutti i cittadini». Inoltre ha chiarito che «tutto il governo sta lavorando per realizzare uno dei capitoli più qualificanti del programma di governo e del Recovery Plan in Italia». Un programma che pone l’accento su «un vero e proprio salto di qualità nel lavoro di connessione e cablatura del Paese, perché è del tutto evidente che senza infrastruttura, fibra ottica e banda larga che arriva dapertutto, in tutte le case, le imprese e negli uffici pubblici, non avremo un pezzo fondamentale di strategia, crescita, sviluppo, coesione, welfare» come la telemedicina.

Mangialardi e Gualtieri

Un salto di qualità da compiere su due fronti secondo Gualtieri: mettendo il piano della banda ultralarga fra i progetti qualificanti del Recovery Plan «per intercettare risorse europee aggiuntive e realizzare in modo anticipato gli obiettivi, e poi rafforzare la governance con il piano di rilancio presentato agli Stati Generali, per evitare il rischio di avere una sovrapposizione di reti. Su questo occorre mettere tutte le risorse, per creare «una grande società della rete».

«Si mettano tutte le risorse per creare questa grande società della rete» ha detto, spiegando «oggi abbiamo dato il via libera a Cdp a proseguire un percorso con Tim per fare in modo che la società abbia una governance che garantisca indipendenza, apertura a tutti gli operatori e piano di investimenti».

Affrontando il tema caldo del post-sisma, ha annunciato che verrà esaminata con attenzione la possibilità di istituire una ‘”Super Zes”, ovvero una Zona Economica Speciale con vantaggi fiscali per le aree di crisi complessa e del cratere. Poi ha espresso apprezzamento per il lavoro svolto del commissario straordinario per la ricostruzione Giovanni Legnini e dalla sottosegretaria al Mise Alessia Morani, presente in sala. «Nei prossimi mesi – spiega – possiamo avere il più grande cantiere europeo per ricostruire con una visione di sostenibilità, sviluppo economico, innovazione e condivisione».

Da sinistra Blasi, Roberto Gualtieri e Maurizio Mangialardi

Nel presentare il programma della coalizione di centrosinistra, “Direzione Marche”, Maurizio Mangialardi ha spiegato di aver scelto questo titolo «perché voglio indicare due aspetti in maniera chiara. Si è aperta una fase storica completamente differente rispetto al passato. Le ricerche che abbiamo svolto ci indicano che il Covid ha cambiato il mondo in pochi mesi. Nuove priorità si sommano a temi storici, ma anche una nuova sensibilità e solidarietà sembra emergere. Per questo non posso accontentarmi di promettere un buon governo, ma devo proporre un progetto strutturale forte: Direzione Marche è la direzione del popolo marchigiano verso un futuro migliore per sé e per i propri figli».

Inoltre ha ricordato che grazie all’accordo siglato lil 21 luglio dai governi europei, «accordo osteggiato dalla destra sovranità che si candida alla guida della Regione solo con slogan vuoti e stereotipi antieuropei, l’Italia ha un’occasione unica dal dopoguerra a oggi con ben 209 miliardi di euro a disposizione per far fronte alla crisi generata dalla pandemia. Al ministro Gualtieri, nell’incontro che abbiamo già avuto a Roma, ho chiesto che su tali risorse, così come sui 27,4 miliardi del Sure e ai fondi che potrebbero arrivare in futuro dal Mes e dai canali ordinari, si faccia un ragionamento politico e non solo contabile».

Gualtieri e Mangialardi

Mangialardi ha puntualizzato che per le Marche serve il potenziamento delle infrastrutture, investimenti sull’edilizia sanitaria, digitalizzazione, innovazione e ambiente, oltre il rilancio delle aree del sisma. «Siamo convinti di essere di fronte a una svolta epocale – osserva – , perché le nostre idee e i nostri progetti stanno per uscire dal cassetto dei sogni grazie a investimenti volti a superare ritardi storici e a realizzare significative riforme in campo economico».

Il candidato governatore ha tracciato la direttrice di come investire i fondi europei: «Serve un investimento globale, a partire dal sistema ferroviario», con il raddoppio della Orte-Falconara per il quale «la Regione ha già messo nel mirino il tratto Fabriano Albacina e stanziato 77 milioni di euro». Poi il secondo tratto di connessione fra Castelplanio e Fabriano, la tratta ferroviaria Adriatica per la quale «sono stati studiati progetti per fare in modo di avere un potenziamento di questa linea a servizio dell’intero asse Adriatico con un prolungamento dell’alta velocità da Bologna a Bari». 

Altro capitolo quello dei collegamenti viari, con le quattro corsie per collegare il porto di Ancona con la statale 16, e ancora la terza corsia in A14 da Porto Sant’Elpidio fino a San Benedetto del Tronto, «già progettato in parte fino a Pedaso» e il completamento della Fano-Grosseto, «opera rimasta ferma per troppi anni». Tra le priorità anche l’ultimo tratto della Salaria, il completamento della Pedemontana Fabriano-Sassoferrato-Cagli. Infine, tra Ascoli Piceno e Fermo, il progetto della Transcollinare Piceno-Fermana, strada della Mezzina, «che rappresenta un collegamento strategico per unire le vallate della provincia di Ascoli Piceno con quella di Fermo». Poi le ciclovie «per le quali – ha detto – abbiamo chiesto al ministro di garantire il completamento e le interconnessioni». Insomma, «un pacchetto di opere che possono essere potenziate ed accelerate grazie al Recovery Fund».

Gualtieri e Mangialardi

Secondo Mangialardi inoltre «le prime risorse andranno destinate al potenziamento dei nostri ospedali, al recupero di alcune strutture dismesse, e al sostegno e lo sviluppo della medicina del territorio, che sarà un punto cardine del nostro governo, perché, come ha dimostrato la drammatica esperienza del Covid, è prioritario che il cittadino possa accedere con facilità ai presidi di prevenzione e tempestivamente alla diagnosi, senza essere costretto a ricorrere al servizio privato».

«Di quei 209 miliardi di euro – ha detto Mangialardi – almeno 8 saranno a disposizione delle Marche per cambiare la storia. L’unico vero europeista che ha lavorato per portare a casa queste risorse è il sottoscritto».

Sul fronte del sisma, ha detto: «Non è accettabile che il tema della ricostruzione rimanga impantanato nelle pastoie di un burocrazia statale miope, che oltre a non rispondere ai bisogni della popolazione, distacca e avvelena il rapporto tra istituzioni locali e cittadini». 

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