Osimo

Loreto, la protesta “silenziosa” dei commercianti

L’hanno fatto assieme ad Assisi, Cascia, Pompei e San Giovanni Rotondo per chiedere aiuti al Governo specifici per le città santuario tagliate fuori dai ristori

La seconda protesta dei commercianti di Loreto
La seconda protesta dei commercianti di Loreto

LORETO – Imbracciando striscioni e illuminati dalla luce dei ceri ieri, la sera di Venerdì santo (2 aprile), si sono ritrovati in piazza Giovanni XXIII i commercianti di Loreto per far sentire di nuovo, a una settimana di distanza, la propria presenza. L’hanno fatto assieme ad Assisi, Cascia, Pompei e San Giovanni Rotondo. «L’appello di noi piccole imprese delle cinque città santuario, al Governo e ai parlamentari delle regioni coinvolte, è di creare le condizioni perché gli aiuti arrivino davvero, in forma rapida e coerente con il danno subito in questo lunghissimo anno con incassi zero. Siamo dimenticati tra i dimenticati», hanno detto, coordinati dalle associazioni di categoria.

Il sindaco di Loreto Moreno Pieroni ha affermato: «Con questa manifestazione vogliamo dare un segnale forte affinché si prenda coscienza del problema drammatico del crollo del turismo devozionale. Assieme alle nostre omologhe Assisi, San Giovanni Rotondo, Cascia e le altre che stanno manifestando in contemporanea con noi, vogliamo dare vita ad un “Manifesto delle città santuario italiane”, con il quale essere ancora più unite per il raggiungimento degli obiettivi comuni: poter avere misure specifiche per i nostri centri, che rischiano di essere tagliati fuori dagli attuali ristori genericamente previsti per tutte le città italiane con più di diecimila abitanti».

L’assessore al Commercio Francesca Carli ha aggiunto: «Siamo ancora una volta a fianco dei nostri commercianti per ribadire la necessità di avere ristori specifici per le città santuario come Loreto. Uniti con Assisi e le altre intendiamo costruire una rete concreta che ci permetta di lavorare insieme per rilanciare le nostre città che sono state le più penalizzate dalla pandemia e saranno le ultime a vedere riprendere i flussi turistici. Non chiediamo corsie preferenziali, ma che ci venga riconosciuta la specificità del turismo devozionale che porta con sé meccanismi economici e produttivi del tutto unici».

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