Osimo

“Lasciami volare” debutta a teatro

L'importanza di ascoltare e il rapporto genitori e figli sarà in scena sabato 8 aprile al teatro di Loreto con uno spettacolo-progetto che prende la trama dall'ormai nota storia di Emanuele Ghidini

Una scena dello spettacolo

LORETO – “Lasciami volare” è il titolo di un’opera teatrale, scritta e diretta da Mauro Mandolini e Riccardo Mandolini, liberamente ispirata alla storia di Emanuele Ghidini.

Dopo il successo riscontrato dall’omonimo libro e sulla scia delle tante iniziative della fondazione “Pesciolino rosso” tra cui spiccano gli oltre 700 incontri tenuti da papà Gianpietro con giovani e genitori, è nato anche il progetto teatrale con l’obiettivo di utilizzare il teatro con la sua magia e la sua forza comunicativa per arrivare al cuore di tutti sensibilizzando su tematiche di grande attualità.

La tappa di Loreto di sabato 8 aprile alle 21.15 è patrocinata dall’assessorato alla Cultura del Comune e presentata dal Tul, teatri uniti Loreto, come spettacolo fuori cartellone della stagione teatrale.

“Lasciami volare” narra di un ragazzo che incontra una strada sbagliata e purtroppo muore in seguito all’assunzione di droghe. Una storia intensa, resa attraverso quadri scenici e dialoghi di grande impatto emotivo.

Nel cast artistico Valerio Camelin, Giorgia Gambuzza e, nel ruolo del “padre”, Raffaele Buranelli. Il “figlio” è interpretato da Federico Inganni. Lo spettacolo ha debuttato il 25 febbraio scorso a Gavardo (Brescia) e ha poi fatto tappa a Montichiari (Brescia), Lago di Monte Colombo (Rimini) e Roma.

«È molto delicato realizzare scenicamente l’epilogo di una giovane vita – racconta il regista Mandolini -. Condensare in un’ora e dieci minuti episodi carichi di sollecitazioni emotive, rendere il coinvolgimento, la commozione, la speranza, l’insegnamento che il sacrificio di Ema, attraverso papà Giampiero, lascia quotidianamente ai suoi coetanei e agli adulti, è dura. Come autore ho chiesto la collaborazione per la stesura del testo a mio figlio, un ragazzo di 16 anni. Il suo contributo è stato fondamentale per dare o almeno tentare di dare una spiegazione al drammatico “perché?”. Come regista ho cercato, con pudore, di avvicinarmi con serietà e rispetto e senza inutili compiacimenti, all’amore incondizionato e immutabile dei genitori, per provare a raccontare una storia che possa toccare il cuore di tutti coloro che vogliano darsi un tempo in più per ascoltare».

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