Osimo

Delitto di Osimo, una fiaccolata in centro in memoria di Ilaria Maiorano

Presenti il sindaco Simone Pugnaloni, la giunta e il fratello della donna morta in casa pochi giorni fa. In carcere il marito

La manifestazione in memoria di Ilaria Maiorano
La manifestazione in memoria di Ilaria Maiorano

OSIMO – Erano in tantissimi ieri pomeriggio, 16 ottobre, in corteo da piazza del Teatro per arrivare in piazza Boccolino a Osimo tenendo in mano striscioni contro la violenza sulle donne e poi le fiaccole in memoria di Ilaria Maiorano, la 41enne osimana morta martedì scorso (11 ottobre) nella sua abitazione di via Montefanese. Presenti il sindaco Simone Pugnaloni, la giunta, e il fratello Daniele che ha detto: «Era una ragazza buona che non meritava questa fine orrenda. La vedevamo ai giardini da sola, senza il marito, con le figlie. Quando le chiedevamo il motivo lei lo giustificava sempre, anche quando leggevamo sui giornali dei reati che commetteva. Purtroppo è stata lasciata sola e non tutelata dalle istituzioni e questo è il risultato, morta massacrata di botte. Potevano morire anche le figlie».

«Quali parole potranno mai esprimere, il turbamento, lo sconcerto e gli interrogativi che in questi ultimi pensieri hanno occupato i nostri pensieri. Eppure dobbiamo far sentire la nostra voce. E’ ora di dire basta ai femminicidi. Per questo caso non è dato conoscere la verità giudiziaria. Sul mancato rispetto delle persone però non ci possono essere scuse», ha affermato il primo cittadino.

Le autorità presenti

La presidente della Commissione pari opportunità Ursula Signorino in rappresentanza di tutto l’associazionismo al femminile di Osimo presente alla fiaccolata ha detto: «Siamo qui con la consapevolezza che chiunque di noi avrebbe potuto tenderle la mano per strapparla dal precipizio. Le è stata strappata la vita con una violenza tale che deve farci fermare a riflettere. I diritti delle donne sono una responsabilità di tutti a ogni livello e quindi noi continueremo a fare la nostra parte». Al termine in piazza il violinista Marco Santini ha suonato l’Ave Maria di Schubert.

Farah Abdellaziz, vicepresidente della Casa della cultura islamica nelle Marche, ha lasciato una lettera: «Siamo con voi oggi per dimostrare la nostra oramai appartenenza al territorio osimano e per condannare con voi l’atto osceno che ha sconvolto la nostra città. Osimo oggi ha vissuto sulla sua pelle l’atrocità di un femminicidio che si aggiunge ad una lunga lista di 287 solo dall’inizio del 2022 a livello nazionale, mentre solo nelle Marche abbiamo avuto negli ultimi 5 anni ben 12 casi. Delle 287 vittime di stragi familiari, in 10 anni, nove su dieci a uccidere è l’uomo. Di fronte a tali numeri ci rendiamo conto che la stabilità familiare, che è la base della stabilità sociale, è fragile. Il legame che unisce rischia di cedere se non si cercano delle soluzioni reali che lavorano sul lungo termine. La gravità del femminicidio è maggiore e ancor più preoccupante quando qualcuno arriva ad uccidere la persona con cui ha passato svariati anni della propria vita e con cui ha avuto magari anche dei figli, i quali potrebbero avere conseguenze a livello personale e sociale in futuro. Nel caso della nostra cara scomparsa Ilaria, le conseguenze hanno rischiato di cancellare tanti anni di iniziative, di sacrifici fatti da entrambe le parti per dimostrare che una società multi etnica e multi culturale è un cosa che arricchisce e sviluppa. Colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno trattato il caso per quello che è: un atroce crimine senza etichettare nessuna parte. La domanda che dobbiamo porci è che cosa si può fare per evitare che questo genere di fenomeno si diffonda sempre di più. Tutti noi abbiamo una percentuale di responsabilità di fronte a questi episodi che accadono. Noi vicini di casa, colleghi di lavoro, amici, medici, insegnanti. Il femminicidio è il risultato di una lunga convivenza con la sofferenza e tale sofferenza la percepisce chi conosce la vittima da vicino. Quindi non dobbiamo essere indifferenti di fronte a tale episodi e fare il possibile che ciò non accada e non si ripeta nel nostro piccolo cerchio».

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