Osimo

Covid-19, il grande lavoro delle Usca della Valmusone a quasi due mesi dall’inizio dell’attività

A fare il punto è il dottor Guido Sampaolo, uno dei coordinatori delle tre unità del distretto a Sud di Ancona che coprono una popolazione di circa 80mila abitanti. «Continuiamo a lavorare con la speranza che l'impegno delle Unità speciali di continuità assistenziale consenta di intercettare la malattia»

Il dottor Guido Sampaolo con il sindaco Roberto Ascani (a destra)

OSIMO – Le Usca, acronimo di Unità speciali di continuità assistenziale, sono squadre formate da medici di famiglia e guardie mediche con il compito di individuare e assistere le persone affette da coronavirus direttamente a casa loro. Il dottor Guido Sampaolo, osimano, è tra i coordinatori delle tre unità del distretto a Sud di Ancona che agiscono nei Comuni della Valmusone e coprono una popolazione di circa 80mila abitanti, Osimo, Castelfidardo, Loreto, Camerano, Numana, Sirolo e Offagna, con sede alla stazione di Osimo. È lo stesso medico a fare il punto oggi: «Posso divulgare il risultato del primo mese della nostra attività sul territorio: nel mese di aprile 2020 abbiamo effettuato 86 visite domiciliari “arruolando” le persone con la malattia sospetta o conclamata, monitorandole per telefono 329 volte. Abbiamo eseguito 91 tamponi per la ricerca del covid-19 e abbiamo posto in terapia (specifica o di supporto) 43 pazienti. Non male come dati al 55esimo giorno, considerato che abbiamo iniziato il 6 aprile e che inizialmente non avevamo i dpi (cioè le protezioni individuali per esporci in sicurezza) e nemmeno le strumentazioni diagnostiche portatili a domicilio».

Al lavoro all'Usca
Medici in forza alle Usca

Grazie alla generosità di tante imprese e privati cittadini sono stati ricoperti, come dice il dottore, di tutto il materiale necessario e così le Usca hanno preso il largo. «Oggi ringraziamo la ditta Farmagroup di Camerano che ci ha fornito una cospicua dotazione di saturimetri. Noi continuiamo a lavorare con la speranza che l’impegno delle Unità speciali di continuità assistenziale consenta di intercettare la malattia e “prenderci cura” delle persone nel loro domicilio, nella loro singolarità e umanità. Quando questo momento sarà passato non dobbiamo tornare indietro ma dobbiamo porre più attenzione alla salute, all’igiene, all’alimentazione, alla lotta contro la povertà, all’istruzione, al lavoro, alla cura del creato e al lavoro».

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