Osimo

Viaggio nella musica dei Lettera 22, da Musicultura a “Carlo Verdone”

La band marchigiana racconta il suo percorso, dalla partecipazione al prossimo Festival della canzone d'autore di Macerata all’attesa per l’uscita del nuovo album

I Lettera 22

CASTELFIDARDO – C’è il sapore agrodolce dei ricordi nella musica e nel nome dei Lettera 22, la band nata nell’estate del 2010 fra le colline di Castelfidardo e Recanati, ma capace di varcare i confini regionali ottenendo consensi unanimi di critica e di pubblico. Il successo arriva nel 2012 con il secondo posto a Musicultura, da lì nasce la collaborazione con il cantautore Paolo Benvegnù che produrrà il loro secondo disco “Le nostre domeniche”, e poi una lunga serie di esibizioni live tra cui l’apertura dei concerti di Max Gazzè, Di Martino e Cisco. Alle soglie del nono anno di attività, la rock-pop band marchigiana formata da Gianluca Pierini (voce e tastiere), Matteo Ortenzi (chitarra), Francesco Fabretti (basso) e Luca Orselli (batteria), è pronta per cominciare un nuovo capitolo della propria storia, con la partecipazione alla 30esima edizione di Musicultura (in programma dal 15 febbraio) e l’uscita del terzo album prevista in primavera, anticipato dal singolo “Carlo Verdone” già online.
«Per chi come noi – spiegano – sperimenta quotidianamente la necessità di strappare tempo al lavoro, alla vita e alle consuetudini pur di fare e vivere la musica, un concorso come Musicultura rappresenta una ventata d’aria fresca. Il rispetto, la considerazione per gli artisti, la cura e la volontà nel ricercare le nuove tendenze della canzone che questo festival promuove da anni, sono tutto ciò che chi fa musica desidera vivere».

Perché Lettera 22? Come nasce questo nome?
«Volendo raccontare storie abbiamo scelto il nome di un grande strumento analogico che ha fatto la storia della cronaca e della letteratura italiana. Questa è la versione colta, poi c’è la frase “d’acchiappo”: come suonerebbe la ventiduesima lettera dell’alfabeto (quella che non c’è)?».

Gianluca Pierini, voce dei Lettera 22

Ascoltando brani come Loreto 80… c’è nelle vostre canzoni un velo di nostalgia?
«Non viviamo di nostalgia, esercitiamo piuttosto un’attività rara in quest’epoca: siamo capaci di ricordare. Esercitare la memoria evita effetti collaterali pessimi: credere che la terra sia piatta, che le persone non siano tutte uguali, che chi urla più forte abbia per forza ragione».

Com’è cambiata in questi anni la musica dei Lettera 22?
«Siamo cambiati noi, tre ragazzi e una ragazza sono diventati quattro ometti. Abbiamo costruito coppie, famiglie, case, due album, centinaia di concerti, intessuto una rete di rapporti che la musica riflette. Non è cambiato il nostro stupore di fronte alla necessità di raccontare e di farlo con quelle note e queste parole. Il musicista è un bambino che non smette di giocare e inventare».

Quali sono i vostri gruppi di riferimento?
«Tutti quelli che non fingono e si raccontano senza risparmiarsi. Nello specifico non abbiamo artisti di riferimento, litigheremmo per decidere dei nomi e poi, dopo cinque minuti, ne penseremmo altri. Potrei fare il nome di uno che andrà a Sanremo: Motta. Uno che non ci va ma lo meriterebbe? Giovanni Truppi».

Partecipereste a un talent show?
«Masterchef, siamo degli ottimi cuochi!».

Avete detto “Siamo quello che suoniamo” …cos’è per voi la musica?
«Siamo qualcosa che riusciamo ad esprimere, quando becchiamo la giusta sequenza di accordi e parole, qualcosa che non riusciamo a descrivere altrimenti. Con la musica conosci una ragazza (o un ragazzo) del quale ti innamori, sulla musica fai un figlio, la canti sotto la doccia, mentre vai al lavoro, riempie la tua vita ed è essenziale tanto quanto quel che mangi o ciò che indossi. Poi si fa presto a dire “sono solo canzonette.” Diremmo, semmai: ” Una musica può fare!”».

Prossimi progetti in cantiere?
«Il nostro nuovo, terzo e tanto desiderato album. Un singolo appena uscito, ne trovate tracce in rete “Carlo Verdone” e tornare presto nei locali, quelli dove la musica vive davvero».

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