Osimo

Botte alla figlioletta per i compiti di scuola, papà a processo per maltrattamenti

Dall’età di otto anni la minore avrebbe subito percosse e umiliazioni. Un giorno è tornata a casa con un occhio nero. Il genitore minimizzava: «Si è ferita raccogliendo una penna»

Tribunale Ancona
Tribunale di Ancona

ANCONA – Quando un giorno arrivò a casa con un occhio nero e il labbro rotto la mamma aveva avuto un brutto presentimento tanto che fece anche delle foto. Ma nemmeno lei voleva credere che fosse stato il padre e aveva creduto alla versione «si è ferita sbattendo sul tavolo per raccogliere una penna». Quell’incubo però poi si è materializzato qualche anno dopo quando la psicologa della scuola della figlia, ormai 11enne, l’aveva chiamata dicendole cosa la bambina le aveva confidato. «Papà mi picchia se sbaglio i compiti, mi offende, non lo voglio più vedere». Adesso un uomo di 50 anni è finito a processo per maltrattamenti in famiglia nei confronti della figlia minorenne.

L’imputato, che vive a Castelfidardo, si sarebbe accanito sulla piccola, che frequentava ancora le scuole elementari, per i compiti di scuola. Stando alle accuse sarebbe andato oltre la severità genitoriale arrivando a picchiarla se sbagliava un esercizio e a denigrarla se non capiva il compito da fare. I fatti sono stati denunciati a fine del 2018 dopo che l’alunna aveva trovato il coraggio di raccontare tutto alla psicologa della scuola. Era già in quinta elementare e aveva 11 anni quando riferì dei maltrattamenti subiti da quando aveva otto anni.
Martedì (10 Maggio) si è aperto il dibattimento in tribunale, ad Ancona, dove l’imputato era difeso dall’avvocato Andrea Dotti. Per l’accusato si tratterebbe solo di esagerazioni e avrà modo di smontare le accuse quando saranno sentiti i testi della difesa, nell’udienza del prossimo 14 giugno. Martedì, davanti al giudice Carlo Cimini, sono stati sentiti i testi dell’accusa. Tra questi c’erano la mamma della bambina, oggi 15enne, e la nonna materna.

La coppia non ha mai vissuto insieme e la bambina è nata dopo una breve relazione. Il padre la andava a prendere il pomeriggio da casa della ex e la portava a casa sua per seguirla nei compiti di scuola. Stando alle accuse proprio in quelle occasioni le avrebbe alzato le mani offendendola. «Sei stupida, hai il cervello di una bambina di due anni, non capisci niente», le avrebbe detto l’uomo. Dalle testimonianze di nonna e madre è emerso che il padre l’avrebbe presa per il collo, per i capelli e in una occasione le avrebbe dato un pugno in faccia e rotto un labbro per un compito sbagliato. Un’altra volta l’avrebbe messa al muro e presa a calci. «Quando mia figlia tornò a casa così – ha riferito la mamma in aula – lui disse che aveva sbattuto sul tavolo per riprendere una penna caduta a terra. Solo parlando con la psicologa mia figlia raccontò la verità». Poi emersero altri soprusi e umiliazioni come il divieto di frequentare una amichetta perché a scuola era meno brava di lei e quindi non alla sua altezza. La donna denunciò subito l’ex.

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