Mi racconto

Giorni facili e giorni difficili. Poi penso: «Tutto sarà utile per cambiare le cose»

Vivo da sola ormai da 3 anni e ho imparato ad apprezzare la mia quotidianità. Ci sono alcuni giorni in cui sento che facendo la mia parte e restando a casa andrà tutto bene. Ma ci sono altri giorni in cui è difficile anche alzarsi dal letto

La mia scrivania

JESI- Vivo da sola ormai da 3 anni e ho imparato ad apprezzare la mia quotidianità, fatta di cose semplici, un lavoro, l’affetto della mia gattina, le telefonate dei miei cari, le riunioni scout e le serate al pub con gli amici. In pochi giorni tutto questo è stato stravolto e non ho avuto nemmeno il tempo di rendermene conto. Banale dire che ora è faticoso, e che, svegliarsi la mattina e uscire sul balcone a prendere una boccata d’aria, è uno dei pochi lati positivi di questo periodo.

Ci sono alcuni giorni in cui sento che facendo la mia parte e restando a casa andrà tutto bene, in cui mi sento propositiva, in cui mi concentro sulle cose che posso fare nel qui e ora e riesco addirittura a progettare il mio futuro. Ma ci sono altri giorni, quelli in cui è difficile anche alzarsi dal letto, quelli in cui mi sento come se fossi “paralizzata”, come se non riuscissi a fare nulla perché tutto è stato stravolto, tutto è da riprogrammare a data da destinarsi e non posso parlarne con nessuno.

Ho deciso di usare la strategia del “vivere giorno per giorno”, di restare calma o almeno provarci. Mi sono detta che l’unica cosa che posso fare è affrontare la situazione così com’è, con coraggio, pazienza e una grande forza d’animo. Così sto cercando di riorganizzare la mia quotidianità, con estro e creatività, concedendomi anche il lusso di viziarmi un po’ ai fornelli e fare qualche video chiamata in più, per cercare di combattere la solitudine.

Ovviamente non è sempre facile, cercare di vivere alla giornata, rimanere tranquilli e celare l’angoscia per tutto quello che sta accadendo, mostrandosi forti anche di fronte alle tragiche notizie che leggo o sento al telegiornale.

È dura stare da sola in questo momento perché la vera mancanza sono le persone, i bambini e i ragazzi delle scuole dove lavoro, la mia famiglia, gli amici più cari, le persone a cui sono più affezionata e indossare l’uniforme scout ogni sabato pomeriggio.

Tutto questo è davvero faticoso, ma sto cercando di “vedere ciò che splende oltre le nubi più nere”. Credo infatti che nulla, prima d’ora, ci abbia così tanto uniti e fatto sentire parte della stessa nazione, come l’affrontare il Coronavirus, ed è di questa unione, di questa condivisione, dei canti sui balconi alle 18, dei sorrisi che riusciamo a scambiarci anche a distanza, attraverso uno schermo o una telefonata, di cui dovremmo nutrirci una volta che tutto questo sarà finito, perché non può piovere per sempre. Apprezzare, anche nelle più piccole cose, le persone che normalmente condividono con noi la giornata, e cercare di sfruttare tutto il tempo che abbiamo a disposizione.

Già, credo che la cosa più bella che questo virus ci ha regalato sia il tempo, quel tempo che dicevamo sempre di non avere, perché presi dagli impegni quotidiani e da mille incombenze, un tempo per noi stessi, per rigenerarci e rimetterci in pista, un tempo per capire ciò che è davvero importante, quali persone contano nella nostra vita e qual è il vero valore che diamo loro ogni giorno. Può essere un tempo per pensare al futuro, per studiare, per progettare, per dedicarci a qualcosa che non avremo mai pensato di fare. Può essere un tempo per scoprire come metterci in comunicazione con l’altro, per imparare ad evitare fraintendimenti o stupidi litigi, un tempo che ci è stato concesso per ridare il giusto valore al sentirsi veri cittadini, che amano questo mondo e lo vogliono lasciare migliore di come l’hanno trovato. E ancora può essere un tempo per apprezzare cosa davvero significa il calore di una casa e della sua storia e per ricordarci di tutte quelle volte che la nostra casa ci ha accolti, coccolati e protetti.

Un tempo che ci è stato concesso per amare, ancora più profondamente, la vita, rendendoci però anche consapevoli che siamo esseri finiti e che esiste anche l’altra faccia della medaglia.

Penso che a volte le “scosse” possano servire per metterci in carreggiata e magari anche darci una svegliata. Ma per far sì che tutto questo abbia un senso ora dobbiamo lottare, è questo che ci sta chiedendo la vita. E anche se è difficile, faticoso e frustrante dobbiamo lottare affinché ci siano tempi migliori, felici e di pace. Ma soprattutto per ridare il giusto valore e il giusto tempo alle persone che ci sono vicine, quotidianamente. Sono ottimista e credo che se ora seminiamo, facendo del nostro meglio, alla fine raccoglieremo. Alla fine potremo di nuovo abbracciarci, parlarci faccia a faccia, senza tenere nessuna distanza di sicurezza.

Anche se sono giorni difficili e mi sto rendendo conto che il virus vuole metterci con le spalle al muro, vuole averla vinta a tutti i costi ed è capace di spaventarci come mai niente mi aveva spaventato prima, è questo quello a cui penso (o almeno ci provo) quando sono triste, che tutto sarà utile, anzi forse è necessario, per cambiare le cose, affinché possano essere come davvero le vogliamo. Non siamo soli.

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