Macerata

Visite nelle case di riposo: ancora nessun protocollo. I sindacati: «Serve trasparenza»

Tordini, segretario provinciale di Macerata Spi Cgil: «Per permettere le visite tra ospiti e familiari sono necessari degli standard di sicurezza che non tutte le strutture possono garantire. Ma se non viene dichiarata la difficoltà è difficile poter contravvenire»

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MACERATA – Ancora nessun protocollo in merito alla riapertura delle visite nelle case di riposo e nelle residenze sanitarie per anziani; i sindacati tornano sulla questione per chiedere «trasparenza e chiarezza» in merito a una situazione che rischia di «arrivare ad abbattere la moralità».

«Ancora non abbiamo avuto nessuno incontro e anche i protocolli, a oggi, non ci sono e non sono nemmeno stati pubblicati dalla Regione Marche; se lasciamo chiuse alle visite le case di riposo andiamo incontro a un grave isolamento che va a colpire persone già fragili e che rischiano che la loro salute psicologica venga minata». A tornare sulla questione relativa alla riapertura delle case di riposo alle visite con i familiari è il segretario provinciale di Macerata Spi Cgil Stefano Tordini.

«Sono necessari un piano e un programma per la riapertura – sottolinea il sindacalista -. Quando aprire, come aprire e soprattutto con quali aiuti in termini di personale; queste direttive possono e devono arrivare dalla Regione Marche e dagli Ambiti Territoriali che continuano a ripeterci che stanno lavorando su dei protocolli ma che ancora non hanno evidenziato nessun impegno ufficiale».

Tordini ribadisce l’importanza del potersi incontrare, dopo lunghi mesi di isolamento, tra ospiti delle strutture residenziali per anziani e familiari. «Se la situazione non si sblocca rischiamo l’isolamento di persone che già di per sé sono fragili e che non vedono i propri cari da febbraio; rischiamo un abbandono sociale. Se qualche struttura ha iniziato ad aprire alla visite bene ma ciò che manca sono trasparenza, protocolli e una volontà programmata. Senza dimenticare che in alcuni casi gli anziani, prima dell’emergenza sanitaria, avevano la possibilità di incontrare i propri cari due volte al giorno, a pranzo e cena».

«Ci rendiamo conto che per permettere le visite tra ospiti e familiari in un momento così delicato sono necessari degli standard di sicurezza che non tutte le strutture possono garantire, come ad esempio ambienti dedicati, sanificazione costanze, dispositivi di protezione e presidio di un operatorio sanitario – conclude Tordini –; ma se non viene nemmeno dichiarata la difficoltà è difficile poter contravvenire. Se continuiamo così però rischiamo di continuare a portare avanti delle situazioni che abbattono la moralità e anche, purtroppo, la forze delle persone ricoverata nelle strutture».  

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