Macerata

Viaggio in Ucraina per portare in salvo i profughi, gli autisti della Contram di Camerino: «Esperienza toccante»

Dopo la premiazione in Regione, il racconto del viaggio della speranza. «I volti di quelle persone sono una delle cose che più rimarranno impresse»

Un momento del riconoscimento a Pasqui della Contram di Camerino

CAMERINO – «I volti delle persone, quegli occhi pieni di tristezza sono una delle cose che più mi ha colpito. È stata un’esperienza molto toccante». Così Mauro Casali racconta il viaggio vissuto per portare alcuni profughi ucraini in Italia. Casali, infatti, è uno degli autisti della Contram di Camerino che hanno prestato servizio tra il Maceratese e la Polonia, al confine con l’Ucraina, per portare in salvo la popolazione in fuga dalla guerra e che, questa settimana, sono stati premiati dalla Regione per il loro impegno. Insieme a Casali c’erano anche Jonatan Maggi, Luigi Pascucci, Francesco Beni e Andrea Rossi (assente alla premiazione).

Tutto è iniziato a Belforte nelle scorse settimane, quando l’amministrazione ha contattato la Contram per chiedere la disponibilità di un pullman che potesse raggiungere le zone di guerra e portare in salvo alcune persone. L’azienda di trasporto non si è tirata indietro e, il 5 aprile, un gruppo formato dal viceparroco don Salvatore Sicignano, dal vicesindaco belfortese Carla Budassi, dal volontario Angelo Buresta e dai tre autisti (Casali, Maggi e Pascucci) è partito alla volta della Moldavia. «Poco dopo la partenza, però, il vescovo del posto ha chiamato il parroco dicendo che non potevamo andare in Moldavia perché stavano arrivando le truppe russe e non sarebbe stato sicuro – racconta Casali – e, così, abbiamo dovuto cambiare programma strada facendo. Siamo andati in Polonia, al confine con l’Ucraina, grazie ai contatti con la Croce Rossa».

Il gruppo è arrivato a Przemysl di sera, davanti a un centro commerciale in cui parte della popolazione si era nascosta. «Al primo impatto non si vedeva nulla perché erano tutti nascosti dentro ed uscivano pochi alla volta per prendere da mangiare in una pizzeria lì accanto – racconta ancora Casali -. È stata un’esperienza forte, diversa da tutte le altre. Nel nostro viaggio abbiamo trasportato donne e bambini, avevano con loro pochissime cose. Qualcuno un trolley, altri poco più di sacchetti della spesa, una signora aveva con sé il trasportino con il gatto, un bambino si era portato il suo monopattino, un altro ha tenuto sempre il suo criceto in mano. C’era una donna che parlava un po’ italiano che mi ha raccontato quello che succedeva dopo l’arrivo dei militari, che saccheggiavano tutto. Erano sei giorni che non dormiva, perché certe cose non le avrebbe più dimenticate».

Per gli autisti della Contram non è la prima esperienza tra le difficoltà, perché già dopo il sisma de 2016 avevano fatto diversi viaggi per trasferire gli sfollati verso la costa. Ma questa, che ha permesso di portare in Italia 61 persone, è stata un’altra cosa. «Un’esperienza molto forte – conclude Casali -. Ora speriamo che la guerra finisca presto, perché tutte quelle persone volevano solo tornare nelle loro case prima possibile».

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