Macerata

Trasferimento illegale di denaro: ecco il metodo “hawala”. Due denunce nel Maceratese

Identificati settantadue soggetti guineani, residenti in 16 regioni. Trasferito denaro per l’importo complessivo di circa 100.000 euro

MACERATA – Nell’ambito dell’attività demandata al Corpo, riguardante gli approfondimenti finalizzati alla prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario per scopo di riciclaggio, il Gruppo di Macerata ha effettuato uno specifico monitoraggio delle segnalazioni di operazioni sospette di propria competenza.

Dalle analisi di alcune segnalazioni, avvalendosi in ciò dei poteri di polizia valutaria, è stato appurato che due cittadini guineani, nel periodo 2020/2022, hanno posto in essere un articolato sistema illegale per trasferire denaro, per l’importo complessivo di circa 100.000 euro, bypassando gli intermediari finanziari abilitati, attraverso il cd. metodo “Hawala”.

Nello specifico, uno dei guineani acquistava una carta PostePay che dava in uso al proprio cognato, sulla quale si faceva accreditare somme di denaro, per poi effettuare illecite movimentazioni finanziarie transfrontaliere. I due, operando nell’ambito della propria comunità offrivano un’alternativa al sistema bancario/finanziario nazionale per trasferire denaro da e verso il paese d’origine (basata sulla fiducia in loro riposta, in modo da eludere le previste procedure di identificazione) per il tramite di ulteriori soggetti compiacenti localizzati in Guinea.

Il sistema finanziario informale “Hawala”, difatti, si basa su un rapporto fiduciario tra il migrante che dispone la rimessa ed il broker che la “materializza” mediante un vero e proprio network diffuso principalmente in medio Oriente, Africa e Asia.

Il trasferimento di denaro prevede la partecipazione di quattro attori: l’ordinante, cioè il migrante che vuole trasferire il denaro; l’hawaladar, ossia il banchiere di strada che, nel Paese di accoglienza, raccoglie dal migrante (ordinante) i fondi da trasferire; l’hawaladar nel Paese di destinazione dei fondi, che liquiderà il denaro al beneficiario; il beneficiario, colui al quale il denaro è destinato.

In sostanza, il meccanismo di funzionamento è il seguente: l’ordinante, per esempio un migrante che lavora in Italia, consegna il denaro all’hawaladar, cioè all’intermediario abusivo che si trova in Italia. L’intermediario comunica all’ordinante un codice di autenticazione che questi notificherà (per telefono, e-mail, etc.) al beneficiario che risiede nel paese di destinazione dei fondi. Il beneficiario con il codice si presenta all’altro hawaladar, cioè l’agente che risiede nel suo stesso Paese, che, una volta verificato il codice, liquiderà il denaro al beneficiario stesso.

La caratteristica peculiare di tali sistemi è che non esiste alcun trasferimento fisico di denaro, bensì un apparato di trasferimenti, prevalentemente telefonici, che alla fine comportano dei sistemi di compensazione. Il tutto, in spregio alle regole che regolano il nostro sistema finanziario, il quale consente di eseguire tali movimentazioni transfrontaliere unicamente per il tramite di operatori finanziari abilitati, in modo “tracciato” e previa puntuale “identificazione”.

Sono stati compiutamente identificati settantadue soggetti guineani, residenti nelle regioni Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Piemonte, Liguria, Toscana, Lazio, Umbria, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Calabria e Sardegna, che si sono avvalsi del sistema finanziario abusivo. I due hawaladar (“banchieri di strada”), residenti in provincia di Macerata, sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria per abusiva attività finanziaria e violazioni alla normativa antiriciclaggio: rischiano una reclusione fino a quattro anni.

Il controllo dei circuiti di pagamento alternativi al sistema bancario, degli strumenti di moneta elettronica e delle valute virtuali, che vede costantemente impegnati i Reparti della Guardia di Finanza, è indispensabile per individuare possibili operazioni di finanziamento di reti terroristiche, intercettare i capitali illeciti e contrastare forme di riciclaggio in grado di inquinare l’economia legale e di alterare le condizioni di concorrenza.

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