Macerata

Oltre 65 milioni di euro per le stazioni sciistiche marchigiane, su una montagna sempre più arida di neve

Il dossier di Legambiente "Neve Diversa 2022" presenta i dati del turismo invernale nell'era dei cambiamenti climatici. Per le Marche una rilevante quantità di risorse pubbliche tra Cis e Pnrr

Impianti di sci tra Sarnano e Sassotetto

Nella Giornata nazionale del Paesaggio, celebrata ieri, 14 marzo, è stato pubblicato il dossier di Legambiente “Neve diversa 2022 – Il turismo invernale nell’era dei cambiamenti climatici, tra esperimenti di transizione ecologica, buone pratiche e accanimenti terapeutici”. La protezione del paesaggio naturale è il filo conduttore del report, che offre una panoramica a trecentosessanta gradi delle Alpi e degli Appennini, sulle tendenze future dello sviluppo in quota e sulle sfide imposte dal cambiamento climatico. Come dimostra l’inverno 2021/2022, estremamente mite e siccitoso, nell’arco alpino e su parte degli appennini.

Tra i contenuti presenti nel dossier: la mappatura dei 150 progetti di infrastrutturazione localizzati in aree di grande pregio naturalistico, come i siti protetti da Rete Natura 2000, istituita dall’Unione Europea per la protezione e la conservazione degli habitat e delle specie, o comunque non idonee alla pratica sciistica; l’elenco aggiornato dei 234 impianti sciistici dismessi in cui giocherebbero un ruolo importante, per il riuso e lo smantellamento, i fondi del Pnrre quello delle 135 strutture dal futuro incerto per mancanza di neve, problemi economici e/o gestionali o per fine vita tecnica; la lista dei 149 impianti che restano aperti grazie ai cosiddetti “accanimenti terapeutici”, cioè che sopravvivono con forti iniezioni di denaro pubblico. Ma anche, fortunatamente, il “rovescio della medaglia”, con la cartina delle 10 buone pratiche che dimostrano l’esplorazione delle nuove possibilità di fare turismo montano in Italia.

Nelle Marche una valanga di finanziamenti per la neve che non c’è

 Il focus marchigiano analizza come le opportunità di ripresa, concesse da risorse pubbliche stanziate dal Contratto Istituzionale di sviluppo e dal Fondo Complementare Aree Sisma, siano eccessivamente incentrate sull’economia delle neve, nell’era dei cambiamenti climatici, con nevicate sempre più rare e sempre a quote maggiori.

«Nonostante una neve sempre più rara a causa del cambiamento climatico in corso, le nostre montagne stanno per ricevere una valanga di finanziamenti su progetti con al centro la neve – dichiara Marco Ciarulli, presidente di Legambiente Marche –. Dopo la passata scelta anacronistica della Regione Marche di finanziare impianti sciistici sul Monte Catria con un progetto da 3,5 milioni, oggi sta arrivando una quantità estremamente generosa di risorse pubbliche attraverso i fondi del Cis (Contratto Istituzionale di Sviluppo) e del Pnrr (con il Fondo Complementare Aree Sisma) per un totale di 65.292.000 euro. Precisamente dal Cis le stazioni sciistiche riceveranno 34.488.000 euro, pari al 34,7% del totale delle risorse stanziate, mentre dal Fondo complementare Aree Sisma, attraverso la Misura A3.3 arriveranno 30.804.000 euro per questi impianti, pari al 61% del totale delle risorse messe in campo dalla Misura A3.3 dello stesso fondo».

L’associazione sottolinea inoltre come la dimensione di tali progetti ipotechi anche le risorse che del prossimo futuro, come nel caso del progetto di Sarnano, che dal Cis riceverà oltre 29 milioni di euro e che da solo rappresenta il 29,7% dell’intero Cis Marche. Un finanziamento tanto consistente quanto parziale visto che il costo complessivo del progetto ammonta a 101.597.230, e che quindi sarà necessario reperire altri ben 72.109.230 di finanziamenti pubblici dal momento che appare molto improbabile un investimento privato così impegnativo.

«Data la straordinaria e forse unica opportunità che abbiamo per rilanciare le nostre aree interne, ci preoccupa la sproporzione della rilevanza degli investimenti in favore di impianti rispetto alla loro reale capacità di generare economia – conclude Ciarulli –. L’economia delle neve, non ha più una centralità, né ambientale, né climatica, né economica, eppure è al centro degli investimenti, ed è talmente tanto condizionante che ogni ipotesi di riqualificazione di questi territori, passa esclusivamente attraverso gli impianti di risalita. Incomprensibile quindi economicamente, ma comprensibile politicamente che si facciano interventi in supporto dell’esistente, per tenere in piedi un sistema già abbastanza fragile, ma poco sensato un investimento dove si comincia praticamente da zero».

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