Macerata

La spettacolare transumanza nella neve dei cavalli del Sibillini Ranch – VIDEO

Una storia di fatica, grinta e resilienza, quella della famiglia Brandimarte che dal 1985 alleva cavalli e coltiva lenticchie a Piane di Castelluccio

Il 31 dicembre scorso una mandria di 31 cavalli ha sfidato la neve alta e la nebbia dei Monti Sibillini, lungo un tratturo di 20 km, per andare da Piana di Castelluccio – dove vive allo stato semi brado – al ricovero invernale delle stalle di Norcia. La spettacolare transumanza dei cavalli dell’azienda “Sibillini Ranch”, attraverso sentieri impervi e paesaggi mozzafiato, è diventata in poco tempo una storia virale, sui social e in tanti giornali, grazie alle immagini spettacolari riprese da Manuela Brandimarte che con il fratello Emiliano e i cugini Fabio e Damiano hanno guidato i 31 cavalli in questo viaggio che si compie ogni anno per due volte sui tratturi dei Sibillini, una all’andata e l’altra al ritorno, una tradizione che si compie inalterata dal 1985 ad oggi. «È stata una vera e propria impresa, era la prima volta che portavamo i cavalli a valle con tutta questa neve – ha raccontato Manuela -. Adesso i cavalli resteranno a Norcia fino a primavera. Poi torneranno a Castelluccio, ma sceglieremo una giornata di sole per fare la transumanza di ritorno».

Una storia di fatica, grinta e resilienza, quella della famiglia Brandimarte che dal 1985, sull’altopiano di Castelluccio di Norcia, coltiva lenticchie e alleva animali, pecore, pezzate rosse ma soprattutto cavalli di varie razze, Haflinger, Quarter Horse e Maremmani. L’azienda agricola e zootecnica “Sibillini Ranch” è oggi portata avanti con ostinazione da Emiliano, fratello di Manuela, uno dei due abitanti che oggi vivono a Castelluccio di Norcia (l’altro è un allevatore di mucche) ed il solo rimasto in paese subito dopo il sisma del 2016.

«Dopo il terremoto, senza strade agibili, Emiliano è rimasto isolato con i suoi animali per parecchio tempo, e dovevamo portare viveri e mezzi di sussistenza con l’elicottero», ricorda Manuela che vive a Norcia, «poi la strada provinciale è tornata agibile, ma solo da pochissimo tempo è stata riaperta quella che di Visso. Ora il paese è praticamente abbandonato, sono rimaste le macerie, come allora. Prima del terremoto tutta la mia famiglia viveva a Castelluccio, poi abbiamo perso casa e ci siamo trasferiti a Norcia. Dopo quattro anni, a metà agosto ci hanno messo a disposizione un piccolo container di 10 metri quadrati con un letto e un bagno, di appoggio alle attività dell’azienda, ma il 30 settembre ci hanno tolto le chiavi perché questo tipo di container non è adatto al carico di neve sul tetto».

Nonostante le difficoltà create dal terremoto dell’ottobre 2016 – tra l’altro, le scosse di quell’anno avevano fatto franare anche parte della rete di sentieri per la quale gli animali scendevano abitualmente durante il ritorno a valle -, oggi tutta la famiglia Brandimarte collabora alla gestione dell’azienda, e in particolare all’allevamento dei cavalli, una quarantina di magnifici esemplari, che scorrazzano liberi sulla Piana, e che durante la stagione turistica vengono impegnati in escursioni e percorsi di trekking. Per la spettacolare transumanza di fine anno, Emiliano, Manuela e gli altri hanno scelto un percorso di circa 20 km, lungo gli antichi sentieri dei pastori, che dai pascoli delle quote più alte portano verso le pendici delle montagne, verso Norcia dove appunto questo splendidi animali trovano le loro stalle invernali.

Manuela, ci racconti il viaggio dei cavalli tra le nevi dei Sibillini?
«Dal 1985 facciamo la transumanza dei cavalli per due volte l’anno, saliamo a Pian Grande in primavera, e poi a dicembre si scende a valle, dipende dalle condizioni meteo. Quest’anno la discesa era prevista prima ma per via del Covid abbiamo aspettato un poco, siamo riusciti a portarli via solo il 31 dicembre. Non è stato facile organizzare, e per via delle zone rosse e arancioni non abbiamo potuto contare sull’appoggio di alcuni parenti che di solito ci aiutano a predisporre i cavalli per la transumanza. Ci hanno supportato, all’inizio del percorso, i vigili del fuoco; si trovavano a Castelluccio per provare alcuni mezzi e ci hanno aiutato a portare l’attrezzatura, quando siamo dovuti salire in quota per prendere i 31 cavalli. La transumanza è un viaggio che dura circa due ore e mezza, stavolta ce ne abbiamo messe più di quattro, per via degli alberi atterrati dalla pesantezza della neve che abbiamo trovato lungo i percorso. Abbiamo trovato rami caduti e ci siamo dovuti fermare più volte».

Chi guidava la transumanza?
«Mio fratello Emiliano apriva la strada, noi eravamo in quattro, io stavo dietro. Attraverso un tratturo storico, percorso da tutti gli allevatori della zona, siamo arrivati da una quota di 1500 metri (quella di Pian Grande) al valico di Monte Ventosola, sui 1800-1900 metri di quota, e poi giù. I cavalli non si sono fatti impressionare dalla neve, sono molto esperti e conoscono bene il percorso, tanto che una volta giunti al valico tra nebbia e neve non sapevamo bene dove andare e allora mio fratello ha detto “lasciamo guidare Tracy, vediamo lei che strada prende”. Tracy è una magnifica cavalla di 10 anni. La discesa non è stata facile, siamo stati molto attenti a non perdere di vista il sentiero e a non cadere giù».

Dal 2016 ad oggi i problemi non sono mancati, prima il terremoto e poi il Covid-19. Come se l’è cavata Sibillini Ranch?
«Castelluccio è un paese distrutto, tutto è fermo al 2016. La nostra azienda ha continuato a lavorare con tutte le difficoltà che potete immaginare, siamo stati praticamente fermi per tre anni, dal terremoto a questa estate. Noi siamo due famiglie e portare avanti tutto questo non è stato facile. essendo l’attività molto collegata al turismo».

E questa estate come è andata?
«Il bilancio è stato positivo, grazie ad una fioritura bellissima c’è stato un vero exploit di visite, ed il turismo è ripartito dopo tre anni di stasi post terremoto. È stato il primo anno di rinascita a livello lavorativo, ma ora siamo di nuovo bloccati dall’emergenza sanitaria. Speriamo nella ripresa della primavera…».

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