Macerata

Spaccio di cocaina nel Maceratese: condanne ridotte in Appello

Per un colombiano è stata riconosciuta l'ipotesi lieve, reato prescritto ed espulsione revocata. L'avvocato di uno degli imputati: «C'è una evidente violazione di legge, impugneremo in Cassazione»

Corte D'Appello di Ancona
La sede della Corte D'Appello di Ancona

MACERATA – Spaccio di droga, ridimensionate le maxi condanne per quattro imputati, per un quinto il reato è prescritto. A cinque anni di distanza dalla sentenza di primo grado, lunedì scorso i giudici della Corte d’Appello di Ancona hanno emesso la sentenza nei confronti dei cinque dei sei imputati che avevano presentato ricorso. L’iniziale indagine antidroga si era tradotta in un maxi processo sia per il numero di imputati (21) sia per i capi d’imputazione contestati a vario titolo (99). Gli imputati, tutti stranieri tranne due italiani, erano accusati a vario titolo di episodi di spaccio di hashish e cocaina avvenuti tra il 2006 e il 2007 in diversi comuni del Maceratese: Porto Recanati, Recanati, Potenza Picena, Montecassiano, Montecosaro, Morrovalle, Monte San Giusto e Macerata.

L’avvocato Vanni Vecchioli

Il maxi processo si concluse il 28 settembre del 2016 con la sentenza del giudice Daniela Bellesi che per 15 imputati dispose per alcuni il non doversi procedere per intervenuta prescrizione per altri l’assoluzione, gli altri sei, tutti stranieri, furono condannati a una pena complessiva di quasi 50 anni. Cinque di loro avevano impugnato la sentenza in Appello e lunedì i giudici dorici hanno emesso la sentenza di secondo grado.
A un colombiano condannato in primo grado a 6 anni e 7 mesi hanno riconosciuto la lieve entità per cui il reato è stato dichiarato prescritto ed è stata revocata l’espulsione. «Dopo tanti anni è stata fatta giustizia – ha commentato il legale Vanni Vecchioli -. Anche perché il mio cliente nel frattempo si è sposato, è diventato padre di tre bellissime bambine e ha trovato una stabilità lavorativa, è responsabile di una piccola azienda nel recanatese».

L’avvocato Domenico Biasco

I giudici hanno invece concesso a un tunisino, condannato in primo grado a 9 anni e 7 mesi, le attenuanti generiche equivalenti alla recidiva e rideterminato la pena in 6 anni e 3 mesi. Anche per i restanti tre coimputati, tre marocchini, le pene sono state rideterminate: da 8 anni e 6 mesi a 6 anni e 9 mesi; da 8 anni a 6 anni e 3 mesi e infine da 6 anni e 10 mesi a 6 anni e 3 mesi per il terzo marocchino.
«I fatti – ha commentato l’avvocato Domenico Biasco, difensore del tunisino – andavano riqualificati sotto l’ipotesi lieve e dichiarata la prescrizione anche perché per alcuni identici episodi è stata già dichiarata la prescrizione dal giudice di primo grado. Questo perché uno stesso fatto è stato qualificato sotto due fattispecie differenti a seconda che a compiere la cessione fosse l’intermediario o colui che lo avrebbe rifornito. Attenderemo il deposito delle motivazioni, sicuramente è una sentenza che verrà impugnata in Cassazione per una evidente violazione di legge».

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