Macerata

Sopralluogo nella casa di Rosy Carsetti. La difesa: «Trovati segni di effrazione»

L'accertamento (che non è concluso) è andato avanti per oltre due ore nella villetta a Montecassiano dove la sera della vigilia di Natale è stata trovata senza vita la casalinga 78enne originaria di Matelica. Ecco cosa è emerso

MACERATA – È andato avanti per oltre due ore ieri il sopralluogo nella villetta a schiera al civico 31 di via Pertini a Montecassiano dove la sera della vigilia di Natale è stata trovata senza vita Rosina Carsetti, la casalinga 78enne originaria di Matelica che lì abitava col marito Enrico Orazi e da circa un anno anche con la figlia Arianna Orazi e con il nipote ventenne Enea Simonetti.

Da sinistra gli avvocati Valentina Romagnoli e Andrea Netti con Enea Simonetti e Arianna Orazi

Poco dopo le 13.30 sono entrati nell’abitazione il procuratore capo Giovanni Giorgio e il sostituto Vincenzo Carusi insieme al comandante provinciale dei carabinieri, il tenente colonnello Nicola Candido, il comandante del Reparto operativo, il tenente colonnello Massimiliano Mengasini insieme ai suoi uomini e i carabinieri della Scientifica. Con loro anche il consulente informatico Luca Russo. Per la prima volta dopo cinque giorni sono rientrati nell’abitazione anche la figlia della vittima e il nipote (assente il marito per una indisposizione, ndr) con gli avvocati Andrea Netti e Valentina Romagnoli. Ieri mattina infatti i familiari hanno revocato l’incarico ai precedenti difensori e nominato gli avvocati Netti, Romagnoli e Paolo Morena dello studio legale Adr.

L’arrivo dei carabinieri della Scientifica

In tarda mattinata, dunque, i carabinieri hanno transennato il perimetro della casa, dentro invece sono iniziati gli accertamenti per ricostruire ciò che è accaduto nei momenti immediatamente precedenti il ritrovamento del cadavere. Per effettuare i rilievi è stato utilizzato anche un macchinario che rileva le impronte. Da quanto emerso Arianna Orazi avrebbe indicato ai carabinieri quello che sarebbe accaduto il 24 dicembre mostrando i luoghi e riferendo i dettagli di quella che sin dall’inizio hanno sostenuto essere stata una rapina. Secondo la ricostruzione dei familiari, ieri ribadita dalla figlia della vittima, nel tardo pomeriggio del 24 dicembre un uomo vestito di nero sarebbe entrato dalla portafinestra che si trova nel retro e che dà sulla cucina, «Sulla finestra ci sono i segni dell’effrazione, non li avevano visti la sera del 24 e li ho segnalati», ha poi riferito al termine del sopralluogo l’avvocato Netti.

Procuratore Giovanni Giorgio e tenente colonnello Nicola Candido
Il procuratore Giovanni Giorgio e il tenente colonnello Nicola Candido

In cucina però c’era la 78enne e presumibilmente – secondo la versione dei familiari – il rapinatore l’avrebbe uccisa, poi si sarebbe diretto verso il seminterrato, per le scale si sarebbe imbattuto nella figlia che aveva schiaffeggiato e legato probabilmente al corrimano, poi giù avrebbe trovato il marito di Rosy e lo avrebbe chiuso in bagno. Ma il rapinatore sarebbe salito anche al secondo piano dove ci sono le camere da letto e da un comodino avrebbe preso circa 2.000 euro prima di fuggire dalla stessa finestra da cui era entrato. Non solo. L’avvocato Netti ha segnalato agli inquirenti anche la presenza di due scale, una all’interno della proprietà e una all’esterno che il malvivente avrebbe utilizzato per entrare e uscire dalla villetta. Su questi elementi ieri in serata il procuratore Giorgio ha commentato che: «Si tratta di valutazioni difensive, il mio Ufficio si riserva di effettuare gli opportuni accertamenti, anche tecnici se necessario».

A destra il consulente informatico Luca Russo

Quando ormai le verifiche erano quasi finite la figlia della vittima ha portato uno dei tre cani a fare una passeggiata nella strada adiacente alla villetta e dopo appena un minuto è rientrata. Alle 15.30 i magistrati sono andati via senza rilasciare dichiarazioni, mentre i carabinieri hanno sequestrato un computer Mac, due tablet, un telefono e un modem. È stata invece dissequestrata la Jeep nera di Enea Simonetti che era parcheggiata nel cortile. In casa per un’altra mezzora sono rimasti madre e figlio con avvocati e carabinieri e alla fine Enea ha portato via il pappagallo che era rimasto in casa. Intanto proseguono gli accertamenti su tabulati e telecamere per verificare se quanto dichiarato dai familiari sia supportato da riscontri esterni.

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