Macerata

Sisma del Centro Italia, per i sindaci: «Quattro anni di “passerelle”. Ora la ricostruzione»

Nel quarto anniversario del primo terribile terremoto delle 3.36 del 24 agosto del 2016, a livello pubblico, è stato ricostruito solo l'8% degli edifici. Il punto con i primi cittadini di Visso, Castelsantangelo sul Nera e Arquata del Tronto

Visso

MACERATA – Sono passati quattro anni da quella terribile scossa – con epicentro tra i comuni di Arquata del Tronto e Accumoli – che, alle 3:36 della notte, ha sconvolto per sempre il centro Italia causando la morte di 300 persone. Ma il fenomeno sismico purtroppo non sarebbe finito lì. Lo sciame infatti è continuato fino al gennaio del 2017 con la scossa maggiore registrata il 30 ottobre del 2016 con epicentro tra Norcia e Preci e con una magnitudo di 6.5. Sono stati 41mila gli sfollati, 388 i feriti e 300 i morti di quella che è considerata una delle più grandi tragedie del nostro Paese.

L’emergenza, il dramma, la disperazione, la morte e la perdita di tutto. A questo si sono poi susseguiti la rabbia, l’indignazione, la vergogna e, in alcuni casi la rassegnazione, per essere stati lasciati soli. Sì perché quattro anni – e altrettanti Commissari straordinari – sono tanti e, numeri alla mano, a livello degli edifici pubblici è stato ricostruito appena l’8% di quanto è andato distrutto.

Il sindaco di Arquata del Tronto Aleandro Petrucci

Ieri, domenica 23 agosto, il sindaco di Arquata del Tronto Aleando Petrucci ha partecipato a Pescara del Tronto alla commemorazione delle vittime; una cerimonia toccante che ha ricordato il dramma di quella notte di quattro anni fa. «C’è il rammarico perché le cose da portare avanti sono tante – ha detto -. Ieri ho incontrato anche il Commissario Giovanni Legnini e le intenzioni sono buone; ora però dobbiamo subito passare ai fatti».

Il sindaco di Castelsantangelo sul Nera Mauro Falcucci

Tante le “passerelle” dei politici che in questi anni hanno messo piede nelle zone del cratere ma che non hanno dato quella spinta propulsiva che serve per far partire la ricostruzione che è ancora al palo. «Noi da tempo abbiamo detto che è bene che le passerelle finiscano – ha detto il sindaco di Castelsantangelo sul Nera Mauro Falcucci -. Il nuovo Commissario credo che abbia ben compreso la situazione e ora che abbiamo individuato i farmaci per curare queste malattie abbiamo bisogno di risorse e di interventi tesi alla sburocratizzazione; penso alla modifica della legge 189 in merito alla ricostruzione pubblica».

«Dobbiamo poi stabilizzare il personale almeno per i piccoli comuni – ha concluso Falcucci -. Noi non abbiamo capacità economiche per assumere quindi ci aspettiamo che arrivi un aiuto e che si investa in quello che poi può diventare il patrimonio di un’intera nazione. Serve una svolta operativa, servono norme per semplificare e risorse specifiche per i comuni sotto ai 3mila abitanti».

Sulla stessa linea il sindaco di Visso Gian Luigi Spiganti Maurizi. «I politici devono mostrare che non si tratta di passerelle solo con i fatti – ha detto -. Quando il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte venne a Castelsantangelo fece molte promesse ma al momento non abbiamo visto nulla. Aspettiamo ora che qualcosa si muova con le tre nuove ordinanze firmate dal Commissario Legnini qualche giorno fa; noi non ci rassegniamo e mai lo faremo però la popolazione inizia a stancarsi e se dopo quattro anni la situazione è ancora quella attuale tutto diventa pesante».

Visso, come Castelsantangelo sul Nera, hanno oltre il 90% degli edifici classificati come “E” e quindi inagibili e da demolire; situazione grave anche nei centri storici che sono ancora zone rosse e dove la ricostruzione non è ancora partita.

Il sindaco di San Benedetto del Tronto Pasqualino Piunti

Vicino al dramma e alla sofferenza in questi anni si sono visti anche tanta solidarietà, vicinanza e senso di comunità. «Nel quarto anniversario del primo terribile terremoto che devastò ampie zone dell’Italia centrale, mi tornano alla memoria non solo i momenti più difficili di quelle ore, iniziando dai funerali delle vittime di Pescara ed Arquata ad Ascoli Piceno, ma anche gli episodi di generosità ed altruismo che caratterizzarono i giorni immediatamente successivi – ha detto invece il sindaco di San Benedetto del Tronto Pasqualino Piunti -. Ricordo con commozione la mobilitazione di tanti giovani per la raccolta e l’organizzazione dei primi aiuti al Palasport cittadino (a loro andò il premio Gran Pavese Rossoblù) e quella della città intera che cercò, con piccoli gesti e mirate attenzioni, di rendere meno dura quell’esperienza ai tanti, marchigiani, umbri e laziali che trascorsero mesi in alloggi privati e strutture ricettive di San Benedetto del Tronto».

«Fino all’aprile 2018 il nostro Centro di assistenza con i volontari di Protezione civile ha sostenuto, fin nelle minime necessità, queste persone prima che fosse trovata per loro una sistemazione meno provvisoria. Nel frattempo, diverse famiglie hanno scelto di restare a vivere qui, si sono inserite molto bene ed oggi fanno parte integrante della comunità sambenedettese – spiega il primo cittadino -. Se San Benedetto del Tronto è ai vertici nazionali per qualità dell’accoglienza, molto è dovuto proprio a quell’esperienza difficile ma di enorme valore umano che resterà per sempre impressa nell’animo della nostra collettività».

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