Macerata

San Severino, al teatro Feronia torna la prosa. In scena “Ferdinando”

Sul palcoscenico Arturo Cirillo, Sabrina Scuccimarra, Anna Rita Vitolo e Riccardo Ciccarelli. Le scene sono a cura di Dario Gessati

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SAN SEVERINO – Con il nuovo anno torna anche la grande prosa al Feronia. I Teatri di Sanseverino propongono per domani (martedì 9 gennaio), alle ore 20,45, l’esclusiva regionale con il teatro delle Muse di Ancona, “Ferdinando” con Arturo Cirillo, Sabrina Scuccimarra, Anna Rita Vitolo e Riccardo Ciccarelli.

La storia
Agosto 1870: il Regno delle Due Sicilie è caduto e la baronessa borbonica Donna Clotilde, rinchiusa nella sua villa vesuviana, si è “ammalata” di disprezzo per il re sabaudo e per l’Italia piccolo-borghese nata dalla recente unificazione. A fare da infermiera all’ipocondriaca nobildonna è Gesualda, cugina povera e inacidita dal nubilato ma segreta amante di Don Catello, prete di famiglia corrotto e vizioso. I giorni passano tutti uguali, tra pasticche, decotti, rancori e bugie. A sconvolgere lo stagnante equilibrio domestico è l’arrivo di un giovane dalla bellezza straordinaria che, rimasto orfano, viene mandato a vivere presso Donna Clotilde, di cui risulta essere un lontano nipote. Sarà lui a gettare lo scompiglio nella casa, innescando relazioni pericolose, riaccendendo passioni sopite e smascherando rancori e vecchi delitti. Ma chi è davvero Ferdinando?

«Il testo mi è sempre apparso molto diverso da tutti gli altri di Ruccello, un testo più realistico, storico, un dramma dalla struttura classica. Il desiderio per un inafferrabile giovane, nato da un inconsolabile bisogno d’amore, matura nella mente di tre personaggi disperati, prigionieri della propria solitudine, esacerbati dall’abitudine. Una scena composta da un unico grande drappo che scende dall’alto e contiene il luogo dell’azione, un luogo claustrofobico in cui convivono tutti i personaggi, che vediamo spogliarsi, rivestirsi, incontrarsi. – sottolinea Arturo Cirillo che firma anche la regia, spiegando – In esso troviamo personaggi rinchiusi in abiti scuri, monacali e preteschi, per devozione o lutto, ma forse solo per difesa. Personaggi illuminati da luci rivelatrici, come in un miracolo pagano, dove le note intime di un pianoforte convivono con quelle sontuose e barocche di un organo. Poi c’è Ferdinando, ragazzo normale di un tempo presente, portatore solo del proprio corpo giovane sul quale gli altri tre personaggi disegnano visioni e desideri. Trascendendo dalla persona in sé, come spesso avviene nell’innamoramento, si ingannano e si lasciano ingannare. Dopo a loro resta solo la constatazione del proprio fallimento e della propria folle e disperata solitudine».
Le scene dello spettacolo sono a cura di Dario Gessati, i costumi di Gianluca Falaschi, le musiche di Francesco De Melis, le luci di Paolo Manti, regista collaboratore Roberto Capasso, assistente alla regia Luciano Dell’Aglio.

La produzione è di Marche Teatro, Teatro Metastasio di Prato, Teatro di Napoli – Teatro Bellini.

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