Macerata

Rumori e vibrazioni dalla palestra Crossfit Civitanova. Assolto il titolare

Il civitanovese, 44 anni, era finito sotto processo con l’accusa di disturbo delle occupazioni o del riposo. I fatti risalgono al 2015. Oggi la sentenza del giudice del Tribunale di Macerata, Federico Simonelli

L'aula del tribunale di Macerata

MACERATA – Rumori e vibrazioni dalla palestra, assolto il titolare della Crossfit Civitanova. Il civitanovese, 44 anni, era finito sotto processo con l’accusa di disturbo delle occupazioni o del riposo. I fatti risalgono al 2015 quando i rumori provenienti dal locale avevano reso la vita dei vicini impossibile.

In particolare una famiglia era stata costretta a convivere quotidianamente con i rumori e le vibrazioni provenienti dal locale. L’allora pubblico ministero Luigi Ortenzi aprì un fascicolo d’indagine per accertare quanto denunciato e al termine delle verifiche del caso contestò al legale rappresentante della Crossfit Civitanova srl la produzione di rumori superiori ai parametri stabiliti attraverso la frizione e l’attrito di oggetti metallici e la caduta libera a terra di attrezzi ginnici. Il 44enne finì dunque sotto processo.

Durante il dibattimento in aula fu sentito come testimone anche il titolare di un’azienda che si trova vicino alla palestra e che al giudice e al pubblico ministero aveva confermato di aver sentito i rumori provenire dalla palestra. Oggi nel corso dell’ultima udienza, il giudice Federico Simonelli e il pubblico ministero Marco Tarquinio Severini hanno sentito l’imputato che ai magistrati ha riferito di aver speso migliaia di euro per effettuare lavori di insonorizzazione dei locali. Per mantenere l’attività e continuare a dare lavoro ai suoi dipendenti aveva deciso di effettuare l’importante investimento. All’esito delle dichiarazioni dell’imputato il pubblico ministero ne ha chiesto l’assoluzione con la formula “perché il fatto non sussiste”. Il giudice, condividendo la richiesta del pm, ha assolto l’imputato.

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Per la Procura avrebbe percepito, senza averne diritto, 11.367 euro di indennità. I fatti sarebbero avvenuti tra il 2018 e il 2019. L’indagine scaturì da una segnalazione alla Guardia di finanza