RIGOPIANO- Il 18 gennaio 2017, dunque più di otto anni fa, l’Hotel Rigopiano di Farindola, venne travolto e distrutto da una valanga che provocò 29 vittime.
«Se la strada provinciale 8 fosse stata liberata dalla neve grazie alla presenza dei mezzi la cui disponibilità avrebbe dovuto essere monitorata, la mattina del 18 gennaio, quando gli ospiti e i dipendenti dell’hotel Rigopiano tentarono invano di abbandonare l’albergo, gli eventi morte e lesioni non si sarebbero verificati. E comunque, l’intervento dei soccorsi avrebbe potuto essere più veloce», questo è quanto riporta l’Adnkronos, nelle motivazioni della sentenza emessa dai giudici della Corte di Cassazione lo scorso 3 dicembre. La presenza degli spazzaneve dunque doveva essere monitorata.
«Ove la Carta Valanghe fosse stata redatta, sarebbe stata compilata e divulgata anche la successiva Carta dei rischi locali delle valanghe, il che implica che non sarebbero stati concessi permessi a ristrutturare un albergo creando un centro congressi e una spa, tra il 2006 e il 2007, o che si sarebbero comunque introdotte misure volte a scongiurare il rischio, come il divieto di utilizzazione della struttura nei mesi invernali, che sono quelli interessati dal pericolo valanghe», si legge. Secondo la Cassazione, quindi, l’area di Rigopiano era a rischio.
Era pertanto sia possibile, che dovuto, prevenire il disastro che poi ha spazzato via 29 vite, tra cui quella di Emanuele Bonifazi, 31enne di Pioraco, addetto alla reception del resort e Marco Tanda, 25enne di Castelraimondo, pilota di Ryanair. I familiari delle vittime ora dovranno affrontare un nuovo processo di appello dinanzi ai giudici della Corte d’Appello di Perugia.