Macerata

Recanati, il racconto della malattia: «Grazie ai sanitari dell’ospedale di Civitanova. Mi hanno trattato come un fratello»

Giammario Principi, 67 anni, recanatese, è tornato a casa dopo essere stato ricoverato per Covid-19: «La prima notte di ricovero ho visto morire un uomo vicino a me. La cosa che mi è mancata di più? I miei nipotini»

Il recanatese GIammario Principi

RECANATI – «Al momento sono ancora in attesa del secondo tampone per essere dichiarato ufficialmente negativo ma diciamo che sto bene; un grandissimo grazie va al personale dell’ospedale di Civitanova che mi ha davvero trattato come un padre, un fratello». Giammario Principi, di Recanati, ha 67 anni e dal 28 marzo è tornato a casa dopo essere risultato positivo al virus ed essere stato ricoverato al Covid-Hospital di Civitanova.

«I primi giorni di marzo avevo avuto un po’ di febbre che però era subito scesa – racconta -. Qualche giorno dopo, a causa di alcuni dolori alla spalla e al petto, mio figlio ha deciso di portarmi in ospedale per sottopormi a una lastra che non aveva però rilevato nulla di grave. Forse è stato proprio in quell’occasione, nonostante avessi guanti e mascherina, che potrei aver contratto il virus perché c’era moltissima gente. La notte tra sabato 7 e domenica 8 marzo è tornata la febbre ed era arrivata fino a 38 e mezzo; mi trovavo a casa della mia compagna a Castelfidardo e ho deciso di prendere una tachipirina e tornare a casa perché non volevo contagiare nessuno».

«Arrivato nella mia abitazione a Recanati ho deciso di contattare il medico perché la febbre non scendeva; il dottore, con tutte le precauzioni, è venuto a visitarmi ma non aveva riscontrato nulla di particolare. A quel punto però, dato che la febbre non scendeva, venerdì 13, insieme a mio figlio, abbiamo chiamato il 118 e mi hanno subito ricoverato all’ospedale di Civitanova – continua Principi -. Sono quindi stato sottoposto al tampone che ha dato esito positivo. I primi tre giorni mi hanno dato l’ossigeno e poi le condizioni sono migliorate piano piano fino a quando, il 28, sono tornato a casa. Ora sono in attesa dei due tamponi consecutivi per essere dichiarato ufficialmente guarito; diciamo che mi sento molto meglio anche se la stanchezza è tanta».

«Ricordo che il 118, quando è arrivato a casa, mi ha portato via in pigiama e ciabatte – sorride – e poi il giorno dopo mio cognato ha lasciato alcuni indumenti al pronto soccorso dato che non poteva entrare. I sintomi? Non avevo né tosse né mal di gola ma il respiro era perennemente affannato; non posso negare che ho avuto paura perché non è affatto una bella esperienza. La prima notte che sono rimasto al pronto soccorso un uomo vicino a me è deceduto a causa del virus e questo non potrò mai dimenticarlo».

«Il mio ringraziamento va ai medici, agli infermieri, agli oss e a tutto il personale sanitario perché mi hanno trattato come un padre, un fratello – racconta -. Sono sempre stati gentilissimi nonostante il lavoro da fare sia davvero fuori dall’immaginabile perché credetemi, fanno davvero l’impossibile e, nonostante tutto, hanno sempre una buona parola e un occhio di riguardo per noi pazienti».

«La cosa che mi è mancata di più sono stati i miei nipotini, di quattro mesi e sette anni, che ancora non posso vedere perché sono in quarantena a casa; non vedo l’ora di abbracciarli – ha concluso il signor Principi -. Non passare le feste con la famiglia mi è dispiaciuto moltissimo ma poi le videochiamate hanno compensato la mancanza. Quello che ho vissuto è un’esperienza che non auguro a nessuno e ringrazierò per sempre chi mi ha curato e chi si sta facendo in quattro per combattere questo terribile virus».

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