Macerata

Provincia di Macerata, Pettinari ai saluti: «Ho perseguito il bene di tutti con una visione unitaria»

Sabato sono fissate le elezioni per il rinnovo della presidenza e del Consiglio. A votare saranno solo sindaci consiglieri comunali in carica

Il presidente Antonio Pettinari saluta i dipendenti

MACERATA – Ultimi giorni di lavoro per il presidente Antonio Pettinari che sabato – 18 dicembre – finirà il suo mandato da presidente della Provincia. Sono state convocate per il 18 dicembre, infatti, le elezioni per il rinnovo sia della presidenza che del Consiglio che vedranno chiamati al voti non i cittadini, ma solamente i sindaci e i consiglieri comunali in carica. Le elezioni si sarebbero dovuto svolgere lo scorso anno, ma poi erano state rinviate per il Covid. In corsa per la successione ci sono il sindaco di Macerata, Sandro Parcaroli, per la coalizione di centrodestra e il sindaco di Appignano, Mariano Calamita, per la coalizione di centrosinistra e del Movimento 5 Stelle.

E, in questi giorni, Pettinari sta salutando tutti i suoi dipendenti, i dirigenti e tutti quelli che hanno lavorato con lui in questi anni. «Il mio incarico termina questa settimana e posso dire di lasciare una Provincia molto più convinta e consapevole della sua importanza e della sua forza; un’amministrazione che dialoga con tutte le istituzioni e che è capace di essere un interlocutore credibile del territorio – precisa il presidente -. Nell’ultimo periodo sono arrivate numerose risorse su tutti i settori: sta ora ai dipendenti rendere questi finanziamenti dei progetti che diventeranno cantieri e quindi opere pubbliche: vi aspetta una sfida imponente che saprete portare avanti».

Non sarà facile per il presidente dire addio alla Provincia, dove è entrato negli anni Ottanta come consigliere di opposizione, per poi ricoprire tutti i ruoli, da quello di consigliere di maggioranza, assessore, vicepresidente e, infine, presidente per due mandati. «Il primo pensiero che mi sento di esprimere è il regalo che ho ricevuto per tutto questo tempo in cui ho lavorato per l’amministrazione provinciale: ovvero il rapporto umano con i dipendenti, gli amministratori e i massimi rappresentanti delle nostre istituzioni – aggiunge Pettinari -. È stato un arricchimento straordinario di rapporti che si sono poi consolidati negli anni, anche al di fuori dei ruoli ricoperti. Conoscenza e amicizia instaurate con moltissime persone, alcune purtroppo non ci sono più e desidero ricordarle: i due presidenti Nicola Mancioli e Luigi Sileoni, il vicepresidente Evaristo “Nazareno” Acquaroli, Beppe Zamponi, Angelo Giovannetti, a cui ho deciso di intitolare una sala a Palazzo degli Studi, Alberto Gigli, Pasquale Queto e altri. Dolorosa e traumatica la scomparsa quest’anno di Massimo Bonfigli, Federica Ciuffetti e Simona Palanca».

«L’altra cosa che porto con me è il ricordo del primo giorno in cui, a 36 anni, entrai in questa sala per la prima volta, in qualità di consigliere neoeletto. Provai una grande emozione, legata anche a un forte senso di responsabilità come rappresentante della nostra comunità. In tutti questi anni si sono succedute svariate vicende, a partire dalla riforme dell’Ente e il Testo Unico del 2000 fino a quelle che misero a rischio anche il funzionamento stesso delle Province – ha aggiunto -. Con Monti ci fu il pericolo dell’accorpamento, poi il patto di stabilità che non ci permetteva di spendere i soldi in cassa, quindi la Delrio, che ha sottratto funzioni e risorse e che il referendum di 5 anni ha bocciato. Nonostante tutto questo siamo riusciti a salvaguardare i posti di lavoro e a mantenere le proprietà immobiliari. Tra le difficoltà anche i due terremoti e la pandemia. Una cosa è certa: ho sempre perseguito il bene di tutti con una visione unitaria della nostra provincia. Nei tanti ruoli ricoperti nella mia esperienza politica, compresi gli anni in cui ero capogruppo di minoranza, ho avuto un atteggiamento costruttivo per il bene del territorio, mai estraneo, ma inserito nelle decisioni che il Consiglio provinciale doveva assumere. Emblematico l’impegno per il Piano territoriale di coordinamento – discusso nel 1999 che, con il sostegno dalla maggioranza dei Comuni si riuscì a modificare numerose norme di attuazione. Ma il lavoro che ho profuso è andato in tutte le direzioni, dalla grande viabilità alle strade, dall’ambiente alle scuole».

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