Macerata

Da mesi vittime di stalking si rivolgono ai Carabinieri. Il comandante Amicucci: «Denunciare è una necessità»

Protagoniste dei fatti due donne della provincia maceratese che dopo sms, telefonate e atteggiamenti non graditi hanno trovato il coraggio di raccontare tutto ai militari della Compagnia di Civitanova

Stalking

CIVITANOVA MARCHE – Dopo mesi di persecuzioni denunciano tutto ai carabinieri. Protagoniste degli episodi di stalking due donne della provincia maceratese che dopo sms, telefonate e atteggiamenti non graditi hanno trovato il coraggio, a inizio anno, di raccontare quanto stava avvenendo nelle loro rispettive vite ai militari della Compagnia di Civitanova. In un caso parliamo di un uomo che non aveva accettato la fine della relazione con l’ex compagna; nell’altro di una relazione mai iniziata, almeno per lei.

I militari della città costiera, coordinati dal capitano Massimo Amicucci, hanno subito attivato le procedure di tutela previste e hanno informato l’Autorità Giudiziaria secondo le disposizioni dello specifico protocollo, diramato dal Procuratore della Repubblica Giovanni Giorgio, nell’ambito della tutela delle vittime dei reati di genere.

Il Procuratore della Repubblica di Macerata Giovanni Giorgio

In nessuno dei due casi le donne sono state minacciate di morte o aggredite. Da diversi mesi erano costrette a vivere in uno stato di totale ansia, paura e insicurezza a causa di atteggiamenti continui e ripetuti di sorveglianza e controllo messo in atto dai rispettivi persecutori. Comportamenti che come ci raccontano le cronache nazionali, rischiano di finire in tragedia. Atteggiamenti subdoli e “silenti” che molto spesso non vengono raccontati o denunciati dalle vittime per paura di ritorsioni.

«Il nuovo protocollo diramato dal Procuratore Giorgio – spiega il capitano Amicucci – si aggiunge alle tutele apportate dal Codice rosso per i maltrattamenti in famiglia. I casi vengono trattati, di volta in volta e in base alla loro specificità, in modo diverso, sempre a tutela della vittima. Sono molteplici i provvedimenti che, in sinergia con l’Autorità Giudiziaria, vengono messi in atto: allontanamento dal coniuge o dei figli; valutazione della necessità della vittima di assistenza nei centri di accoglienza; eventuali provvedimenti nei confronti del coniuge o, nel caso di segni evidenti di violenza, si procede a opportune visite mediche. Tutto avviene, visto anche l’inasprimento del trattamento sanzionatorio introdotto dalle novità legislative nel codice penale, in tempi molto ristretti per cercare di agire il prima possibile».

Il comandante dei carabinieri della Compagnia di Civitanova Massimo Amicucci

Il codice penale è stato interessato da recenti novità legislative in materia di tutela delle donne, specie per quanto attiene all’inasprimento del trattamento sanzionatorio e della riscrittura dell’aggravante in caso di relazione affettiva tra vittima e reo, a prescindere dalla convivenza o dal vincolo matrimoniale. È stata inoltre introdotta l’irrevocabilità della querela per i casi di reato aggravato, con limitazione dell’effetto estintivo del reato alla sola remissione processuale compiuta di fronte all’Autorità Giudiziaria. Esiste, inoltre, l’obbligo di informativa e di messa in contatto della vittima con strutture di accoglienza a opera delle forze dell’ordine, presidi sanitari e istituzioni pubbliche oltre al divieto assoluto di detenere armi per gli indagati.

«Parliamo di una vera e propria necessità, o meglio esigenza, di denunciare questo tipo di comportamenti – conclude Amicucci -. Spesso infatti questi reati si consumano all’interno delle mura domestiche e le forze dell’ordine e l’Autorità Giudiziaria non possono fare nulla per impedirli finché non ne veniamo a conoscenza. Solo attraverso la denuncia delle vittime possiamo applicare il protocollo e prevenire atteggiamenti persecutori che potrebbero anche finire con esiti infausti».

Ti potrebbero interessare