Macerata

Parte dal Maceratese la prima filiera certificata della selvaggina delle Marche

Sottoscritto il protocollo tra Coldiretti, Terranostra e l'Unione regionale cacciatori dell'Appennino. Oltre a permettere un controllo alla proliferazione dei cinghiali, consentirà di creare una filiera certificata della carne

MACERATA – Maggiore sicurezza per i consumatori, che potranno essere certi che la carne nel loro piatto sia controllata e tracciata, gestione sostenibile della fauna selvatica a difesa delle aziende agricole e della biodiversità. Sono questi gli obiettivi del protocollo d’intesa che è stato sottoscritto questa mattina, 9 novembre, a Macerata da Francesco Fucili, vicepresidente di Coldiretti Marche; Giuliana Giacinti, presidente regionale di Terranostra, l’associazione che riunisce gli agriturismi di Campagna Amica; Massimo Iuliano e Francesco Marchetti, presidente regionale e maceratese dell’Unione Regionale Cacciatori dell’Appennino (Urca).

Parte dal Maceratese quindi, questo primo progetto pilota che permetterà di creare una filiera certificata relativa alla carne degli ungulati che poi sarà promossa negli agriturismi di “Terranostra” di tutte le Marche. Ma non solo, perché la notizia è già filtrata oltre i confini regionali e l’iniziativa sarà veicolata anche sulla piattaforma nazionale di “Campagna amica” di modo che gli agriturismi di tutta Italia possano richiedere la nostra carne locale. «Questo è il punto di partenza di un progetto che vede insieme le istituzioni per andare a risolvere un problema, quello della proliferazione incontrollata degli ungulati – ha spiegato il vicepresidente Fucili -, ma che ci permetterà anche di garantire di portare sulle tavole dei nostri consumatori prodotto controllati e certificati»

Da sinistra, Giuliana Giacinti, Francesco Fucili, Silvia Pinzi, Massimo Iuliano e Francesco Marchetti

Punto di riferimento di questo progetto sarà il Centro di lavorazione selvaggina gestito dall’Urca a Serrapetrona, «a cui potranno accedere cacciatori-selettori per conferire capi (soprattutto cinghiali) entro un’ora dall’abbattimento – ha aggiunto Iuliano -. Per la prima volta, quindi, si avrà a disposizione una filiera tracciata secondo cui la carne verrà sottoposta a rigidi controlli sanitari, lavorata e poi commercializzata con il marchio Ce». Un progetto pilota che l’assessore regionale Mirco Carloni, si è augurato «possa essere replicato anche da altre realtà delle Marche. In questo modo – ha aggiunto – abbiamo anche un importante effetto sulla legalità, perché siamo di fronte a un percorso tracciato e trasparente che può essere di grande esempio».

L’intesa prevede esclusivamente l’utilizzo di ungulati (nelle Marche si tratta di cinghiali e caprioli) abbattuti con metodi selettivi nell’ambito della campagna di contenimento della specie che, da anni in sovrannumero e causa di squilibri ambientali a danno degli ecosistemi e della biodiversità, si è ulteriormente moltiplicata approfittando dello stop imposto ai selecacciatori nel corso del lockdown e delle zone rosse. «Si tratta del primo progetto in tutta la regione, che verrà fatto nel nostro centro, ma che mettiamo a disposizione dell’intero territorio – ha concluso il sindaco di Serrapetrona, Silvia Pinzi -. Questa è la buona strada a cui i nostri territori devono puntare per garantire trasparenza e standard elevati ai nostri consumatori. Mi auguro, inoltre, che iniziative come questa vengano inserite nel Psr e protocollate». «Stiamo scrivendo una pagina storica – ha concluso Marchetti -, perché la risoluzione del problema della proliferazione degli ungulati è stata trasformata in una risorsa».

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