Macerata

Parchi archeologici, Unimc e Playmarche studiano le buone pratiche della Slovenia

A Ptuj momento di confronto per la Marco Regione Adriatica-Ionica. Continua il progetto Transfer coordinato dall’Università di Macerata con il supporto di PlayMarche

MACERATA – E’ stata Ptuj, la città più antica di Slovenia riconosciuta dall’Unesco patrimonio culturale dell’umanità, a fare da cornice al quinto incontro del comitato tecnico del progetto europeo “Transfer” sulla gestione dei siti archeologici della Macro Regione Adriatica-Ionica (“Integrated management models for archaeological parks”) coordinato dall’Università di Macerata e finanziato dal Programma Interreg V-B- Adriatic-Ionian Adrion. Tre giornate di studio e confronto tra la delegazione italiana formata dall’Ateneo maceratese e dal suo spin off PlayMarche con i partner europei: Istituto di archeologia e Horizont per l’Albania, Municipalità di Ptuj, Scuola di specializzazione Zrc Sazu per la Slovenia, Eforato delle Antichità di Ioannina e Computer Technology Institute and Press “Diophantus” per la Grecia, la Municipalità di Omišalj e Agenzia per lo sviluppo delle istituzioni pubbliche of Sibenik-Knin County per la Croazia.

«Dopo una prima fase in cui si sono sviluppate le linee guida di un modello di Governance, in grado di integrare pianificazione territoriale, sostenibilità economica e utilizzo di strumenti informatici – dichiara il coordinatore e archeologo di Unimc Roberto Perna, – verrà applicato a sei Parchi archeologici pilota un modello condiviso che, per la prima volta in area europea, inserisce l’archeologia nella pianificazione urbanistica, facendo uscire i parchi dai limiti delle loro aree recintate». Tra questi, il Parco archeologico di Urbs Salvia che, come ricordato da Sofia Cingolani della Direzione regionale Musei delle Marche «è recentemente passato sotto la gestione della Direzione Regionale Musei delle Marche, una scelta del Ministero volta a potenziare le attività di gestione e valorizzazione che nell’ambito del Progetto Transfer potranno trovare un importante campo di applicazione».

I lavori sono stati coordinati da Claudio Carlone dell’Eurocentro di Jesi, che ha ricordato l’obiettivo comune: condividere esperienze e competenze sulla gestione dei parchi per migliorare la conservazione e valorizzazione del patrimonio archeologico all’interno dell’area Adriatica-Ionica.

«Oltre al momento di confronto, finalmente in presenza dopo due anni, è importante poter studiare buone pratiche e metodi di ricerca differenti da quelli italiani – afferma l’amministratore delegato di PlayMarche Michele Spagnuolo –. Interessante vedere come il museo archeologico di Ptuj sia una collina verde a cielo aperto, valorizzata con un percorso ai limiti dell’area nord della città e del Castello, perla culturale di rara bellezza. Alcuni reperti permettono al turista di percepire la storia della città al tempo dell’Impero romano. L’uso delle nuove tecnologie potrà essere un valore aggiunto per restituire virtualmente il passato, in grado di far rivivere luoghi di interesse culturale oggi non accessibili».

A quel tempo Ptuj, detta Poetovio, fu un’imponente città e accampamento militare. I soldati provenienti dai paesi orientali portarono con loro la religione persiana detta mitraismo, caratterizzata da riti misteriosi, a cui partecipavano solamente gli uomini. A Ptuj sono stati scoperti cinque santuari dedicati al dio Mitra. Oggi è possibile vedere le fondamenta, gli altari, i bassorilievi e altri elementi del culto nei Mitrei I e III, santuari romani del II e III secolo.

Presenti agli incontri anche Ilenia Pierantoni dell’Università di Camerino, Ludovica Xavier de Silva e Francesco Carelli, dottorandi Unimc. Preziosa la collaborazione di Jasmina Krajnc, Tina Zamuda e Simona Kasman del Comune di Ptuj e a Jana Horvat dell’Università di Lubiana per l’accoglienza.

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