Macerata

Omicidio di Rosina. Il legale dei familiari: «Hanno sbagliato. Hanno un debito di credibilità enorme»

Ieri la visita ad Arianna Orazi, la 48enne in carcere a Pesaro dal 12 febbraio scorso con l’accusa di aver ucciso la madre Rosina Carsetti il pomeriggio della vigilia di Natale. L'avvocato Andrea Netti: «Ora, sentiti separatamente hanno dato una versione identica»

Enea Simonetti, Enrico Orazi, Arianna Orazi all'uscita dalla caserma dei carabinieri (foto d'archivio)

MACERATA – Ieri mattina l’avvocato Valentina Romagnoli si è recata in carcere a Villa Fastiggi di Pesaro per incontrare Arianna Orazi, la 48enne in carcere dal 12 febbraio scorso con l’accusa di aver ucciso la madre Rosina Carsetti il pomeriggio della vigilia di Natale. Quello stesso giorno anche il figlio 20enne Enea Simonetti era stato condotto in carcera ma a Montacuto ad Ancona, mentre il padre di Arianna, il 79enne Enrico, è indagato a piede libero anche lui per concorso in omicidio. Arianna al suo legale (che difende i tre familiari insieme al collega Andrea Netti, ndr) ha chiesto del figlio e del padre ed è in attesa dell’autorizzazione per telefonare ad Enea.

L’avvocato Andrea Netti

L’avvocato ha sottoposto alla donna un set di domande alcune identiche a quelle poste agli altri familiari coindagati, altre specifiche. Sin dopo l’omicidio tutti e tre, padre, figlia e nipote, avevano sostenuto, anche con forza, che ad ammazzare Rosina fosse stato un ladro vestito di nero, ma quella ricostruzione è caduta inesorabilmente sotto il peso delle intercettazioni riportate nell’ordinanza che ha disposto l’arresto di mamma e figlio, dalle quali emerge chiaramente che la responsabilità del delitto va ricercata all’interno delle mura domestiche.

«La versione che tutti e tre hanno dato separatamente dopo essersi aperti e aver vissuto con commozione questo momento, è identica e converge su tutto quello che è accaduto quella notte – ha precisato l’avvocato Andrea Netti –. Prendo atto di quello che è stato detto dalla procura, si va a dibattimento a prescindere da quelle che possono essere eventuali confessioni. È giusta l’affermazione del procuratore, perché c’è un debito che loro devono pagare non solo nei confronti della giustizia come responsabilità a seconda di quelle che saranno le gradazioni interne di responsabilità, ma c’è un debito di credibilità, enorme, gigantesco. Loro sotto questo punto di vista hanno pensato di definire una strategia senza capire minimamente il meccanismo che c’è dietro a un’indagine, mettendo in piedi una storia che è stato il classico gigante sui piedi di argilla. Hanno sbagliato, tutto si è ritorto contro di loro e oggi qualunque cosa loro raccontino, l’ipotetica versione che tutti e tre mi hanno dato in maniera coerente, è qualche cosa che ha molta più difficoltà a emergere come verità processuale».

Ieri mattina, intanto, nei laboratori del Ris di Roma si sono svolte le analisi sui guanti sequestrati ai familiari di Rosina Carsetti. Si tratta dei guanti dimenticati in caserma da Enea la notte tra il 24 e il 25 dicembre scorsi e ripresi di nascosto dalla madre Arianna (che per questo è stata denunciata per furto aggravato, ndr) lo scorso 7 gennaio mentre era in attesa di essere sottoposta a interrogatorio dal pubblico ministero Vincenzo Carusi (interrogatorio in cui tutti e tre i familiari si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, ndr).

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