Macerata

Omicidio di Rosina Carsetti: sentiti 5 testimoni, sentenza attesa per il 15 dicembre

Oggi in aula hanno reso testimonianza il titolare di un negozio di mobili, l’elettricista, il giardiniere, un carrozziere e un amico di Enea Simonetti che per qualche mese aveva lavorato nel negozio di Enrico Orazi

Il sopralluogo nella villetta di Montecassiano

MACERATA – Il titolare di un negozio di mobili, l’elettricista, il giardiniere, un carrozziere e un amico di Enea Simonetti che per un po’ di mesi aveva lavorato nel negozio del nonno dell’amico. Sono loro i testimoni sentiti questa mattina in Tribunale a Macerata nel processo per l’omicidio di Rosina Carsetti (avvenuto a Montecassiano il 24 dicembre 2020) celebrato in Corte d’Assise e nel quale sono imputati il marito della vittima (Enrico Orazi), la figlia (Arianna Orazi) e il nipote (Enea Simonetti).

Si tratta di 5 testimoni delle difese (avvocati Valentina Romagnoli, Olindo Dionisi e Barbara Vecchioli). Il titolare del negozio di arredamento da cui da anni si rifornivano gli Orazi ha riferito che nell’autunno del 2020 aveva montato una cucina al piano terra «dove vivevano la figlia di Rosina e il nipote»; l’elettricista aveva svolto diversi lavori nel 2020 «lo stesso anno del fattaccio», ha precisato per poi aggiungere, rispondendo alla domanda del presidente della corte, Andrea Belli, di non essere mai stato chiamato per presunti problemi nella linea telefonica.
Il giardiniere ha raccontato di aver tolto definitivamente la siepe dal giardino di Rosina perché gli avevano detto che Arianna era allergica, poi un giorno la 78enne si era affacciata alla finestra e gli avrebbe detto: «Guarda come mi sono ridotta, non comando più niente». Il carrozziere, che ha l’officina poco distante dalla Car commercio, il negozio di Enrico Orazi ormai chiuso dopo il fallimento dell’azienda avvenuto successivamente all’omicidio, ha ricordato di aver riparato una Panda, «ho cambiato uno specchietto che mi avevano portato – ha spiegato –, ma non sono stato pagato, era una sciocchezza». Alla domanda se ricordasse di aver riparato anche una Nissan (nella precedente udienza era stato sentito un ragazzo che aveva riferito di aver avuto un incidente con Rosina, chiuso in maniera bonaria, perché entrambe le auto erano state danneggiate solo all’altezza dei rispettivi specchietti lato guida), ha risposto di no.
Infine un ragazzo amico di Enea: «In negozio ero tirocinante apprendista, ho lavorato pochi mesi da metà settembre 2020 a quando è stato chiuso, a metà febbraio 2021. C’era stato un calo di vendite, si tirava avanti». Anche a lui è stata fatta la domanda che la Corte ha posto anche ad altri testimoni: «Ricorda se il 24 dicembre (giorno dell’omicidio, ndr) il negozio era aperto?». Risposta: «Il negozio penso che fosse chiuso il 24 dicembre, ma comunque non lo so, io sicuramente non ho lavorato». Il giovane ha poi aggiunto che Arianna: «Alcune volte usciva nel nostro gruppo di amici, era particolarmente legata a Enea. Era l’unico genitore presente, ma era accettata, avevamo dai 14 anni ai 16, massimo 17 anni, poi è venuta sempre meno e alla fine eravamo solo tra di noi».

La prossima udienza si terrà il 10 novembre, dovrebbero essere sentiti i consulenti. La data del 24 novembre potrebbe essere utilizzata in caso di eventuali imprevisti, per il 1° dicembre l’istruttoria dovrebbe essere chiusa. Per quella data infatti è prevista la discussione con un’udienza fiume: requisitoria del pubblico ministero e le arringhe dei tre avvocati. Il 15 dicembre invece è la data fissata per eventuali repliche e per la sentenza (se dovessero esserci intoppi in itinere, la data per la sentenza slitterebbe a ridosso di Natale, il 22 dicembre).

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