Macerata

Omicidio di Alika a Civitanova, «Ferlazzo è un paziente psichiatrico ma nessun vizio di mente»

Oggi in Tribunale a Macerata lo psichiatra Renato Ariatti ha riferito sulla perizia svolta sull'imputato su delega della Corte d'Assise. Mercoledì (27 settembre) la discussione e la sentenza

Il tribunale di Macerata

CIVITANOVA – «Non sono emersi a carico di Ferlazzo problemi di natura psicopatologica di intensità e qualità tali da costituire vizio di mente. È da considerare un paziente psichiatrico a tutti gli effetti, è affetto da un disturbo della personalità significativo, sulla capacità di intendere e di volere ritengo possa essere valutata fra un lievemente e il moderatamente scemata». «Deve continuare un percorso di cura, possibilmente in una articolazione per la tutela della salute mentale mentre sulla pericolosità sociale, non è stata individuata alcuna patologia tale da poter incidere sulla capacità di autodeterminarsi».

Lo psichiatra Renato Ariatti

In estrema sintesi sono questi gli aspetti fondamentali evidenziati oggi in aula dallo psichiatra Renato Ariatti nel processo in Corte d’Assise per l’omicidio di Alika Ogorchukwu avvenuto il 29 luglio del 2022 in corso Umberto I a Civitanova. Lo psichiatra era stato nominato dalla Corte per effettuare una perizia sull’omicida, Filippo Ferlazzo, e oggi ha esposto le conclusioni dell’a perizia’esame svolto rispondendo alle domande del pubblico ministero Claudio Rastrelli, dell’avvocato di parte civile Francesco Mantella, dell’avvocato della difesa Roberta Bizzarri e del presidente della Corte Roberto Evangelisti. Ariatti ha dunque escluso il vizio di mente: «Non abbiamo trovato una diagnosi di disturbo bipolare, invece abbiamo un disturbo della personalità significativo, integrante patologia psichiatrica. Un disturbo – ha spiegato lo psichiatra – che vede sovrapposti diversi aspetti: narcisistico, borderline, immaturità, una condizione cognitiva non deficitaria ma neanche brillante, una modalità istrionica nel modo di porsi, teatrale, drammatico».
Il perito ha parlato di «un problema nella gestione della rabbia (da parte di Ferlazzo), lui ha avuto una reazione non psicotica, ma prevalentemente di tipo rabbioso, emotivo-passionale. Ha una difficoltà rispetto alle sue emozioni e alle sue pulsioni. Ma non può essere – ha precisato il professionista – che tutte le volte che uno perde il controllo e fa qualcosa che eccede quello che noi ci attendiamo, per il solo fatto di deviare da una norma socialmente condivisa, automaticamente possa invocare l’infermità di mente. Non funziona così». Ariatti, dunque, ha escluso sia una patologia di tipo schizofrenico sia un disturbo borderline come invece era stato diagnosticato in passato all’imputato.

Entrando poi più nello specifico, sulla dinamica del delitto Ariatti ha evidenziato che «quello sfiorare la sua donna e l’averlo tirato (Alika chiedendo l’elemosina a Ferlazzo e alla compagna aveva preso per il braccio la donna, ndr), l’ha vissuta come un’offesa gravissima contro la sua persona e il suo onore, con un bisogno immediato di un chiarimento. Lui dice “cercavo un chiarimento”, ma in quel momento il chiarimento diventava un elemento dominante nella sua mente». Sollecitato dal pm Rastrelli sulla circostanza che Ferlazzo fosse stato sottoposto a diversi Tso Ariatti ha chiarito che «Nella percezione che abbiamo il Tso scatta in situazioni di gravità tale che un soggetto non può essere curato diversamente, in realtà la prassi è che molti Tso scattano non per esigenze cliniche ma di contenimento comportamentale. In una situazione drammatica familiare, Ferlazzo aveva scontri importanti con il compagno della madre, magari trovava modalità turbolenti e lui finiva in psichiatria per normalizzare una situazione comportamentale».

Infine, in merito ad una compatibilità delle condizioni mentali di Ferlazzo con la detenzione carceraria lo psichiatra ha aggiunto che si tratta di «una situazione che potrebbe giovarsi di una collocazione in un’articolazione per la tutela della salute mentale. In prospettiva – ha precisato – si potrebbe ragionare su una collocazione in cui l’aspetto di cura sia un po’ più rappresentato rispetto all’aspetto sanzionatorio». In aula come testimone è stato sentito anche l’ausiliario di Ariatti, il dott. Marco Samory, poi è stata chiusa l’istruttoria e l’udienza è stata rinviata a mercoledì prossimo per la discussione e la sentenza.

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