Macerata

Omelia di Macerata, la prof difende don Andrea e gli studenti si dissociano. Il rettore Adornato: «Reagite sine ira et studio»

Continuano a far discutere le parole di don Andrea Leonesi che è stato difeso anche dal vescovo Nazzareno Marconi e dalla docente Unimc Clara Ferranti

Francesco Adornato

MACERATA – Continua a far discutere la frase pronunciata da don Andrea Leonesi durante l’omelia del 27 ottobre nella chiesa dell’Immacolata a Macerata. Il parroco, vicario del vescovo, durante la sua predica e con un riferimento alla legge sull’aborto approvata da poco in Polonia ha paragonato l’aborto alla pedofilia. Il vescovo di Macerata Nazzareno Marconi ha subito preso le difese del prelato sottolineando di essere «contro l’aborto, che non ritengo né un diritto né una conquista di civiltà, ma un fallimento sociale».

Alle parole del vescovo si sono aggiunte anche quelle della docente dell’Unimc Clara Ferranti che ha avallato quanto detto da don Andrea Leonesi aggiungendo che «l’aborto diventa la giustificazione oscena di una pratica eugenetica». Nel merito sono subito intervenuti gli studenti di Officina Universitaria che hanno chiesto al rettore Francesco Adornato una presa di posizione in relazione alle dichiarazioni della professoressa.

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«Come rappresentanti degli studenti e portatori di valori che la nostra associazione Officina Universitaria incarna, è per noi doveroso prendere le distanze dai contenuti dell’omelia di don Andrea Leonesi, avallati dal vescovo di Macerata Nazzareno Marconi, ripresi e condivisi da una docente della nostra Università, Clara Ferranti, che ha già fatto parlare di sé nel 2017, guadagnandosi l’appellativo di “prof. dell’Ave Maria”, avendo coinvolto un’intera classe in una preghiera collettiva e violando la laicità della comunità della quale fa parte» si legge nella nota stampa dell’associazione universitaria.

«La nostra denuncia oggi è a mezzo lettera indirizzata al nostro Magnifico Rettore, chiedendo una presa di posizione necessaria e uno schieramento al nostro fianco – continua l’associazione degli studenti -.  Il paragone aborto-pedofilia e aborto-omicidio accendono un dibattito non ancora superato che vede al centro le donne e le scelte sui propri corpi, di cui ancora non sembrano essere legittime proprietarie. Nessuna argomentazione sarebbe comunque valida per provare a decriminalizzare un reato, perché di questo parliamo se citiamo la pedofilia».

«Don Leonesi, ergendosi a giudice supremo ed appropriandosi indebitamente delle parole dei Testi Sacri, inneggia alla sottomissione della donna all’uomo, senza considerare che è pericolosamente alla base della violenza di genere, da cui spesso scaturiscono quegli abusi da cui senza il diritto di aborto è impossibile tutelarsi – spiega Officina Universitaria -. Inoltre la lotta per la conquista del diritto di interruzione di gravidanza in Polonia viene impropriamente citata come un esempio negativo da condannare. Questa “condanna” genera in noi l’effetto opposto, convincendoci ancora di più a seguire la scia polacca, scendendo in piazza al fianco di “Non Una di Meno” (è prevista domani una manifestazione alle 15.30 in piazza Mazzini) per rivendicare l’autodeterminazione femminile che le sopracitate becere affermazioni tentano di annientare. Invitiamo, pertanto, tutta la comunità studentesca e cittadina ad unirsi a noi in questa battaglia, volta a denunciare un problema e una mentalità ancora troppo radicati».

«La professoressa Clara Ferranti, in difesa di don Leonesi, paragona l’aborto all’omicidio e all’eugenetica – si legge nella missiva inviata dagli studenti al rettore Adornato -. Non solo, con le sue pesanti affermazioni, la docente insulta apertamente gran parte della platea studentesca con cui tutti i giorni si interfaccia. Come studentesse, come donne e come femministe ci sentiamo offese dalle sue parole, che lasciano trapelare un vero e proprio giudizio nei confronti di quelle che potrebbero benissimo essere le scelte di sue alunne. Parla, inoltre, di “sinistroidi” e definisce “oscurantisti della società civile” tutti quelli che difendono il diritto all’aborto, perché – ricordiamo alla docente – di “diritto” si tratta, al contrario dell’infanticidio, reato con cui lei stabilisce un termine di paragone».

«Come Officina Universitaria riteniamo che il ruolo del docente non finisca al termine della lezione, ma che esso continui anche fuori dalle mura universitarie. Il docente dovrebbe farsi portatore di buon esempio, di rispetto per gli altri e di difesa del diritto, invece la professoressa sminuisce e denigra i “sedicenti progressisti dell’era civile”. Noi, gli studenti, siamo questi progressisti – sottolineano gli universitari -. Libertà di scelta, parità di diritti, diritto alla salute, autodeterminazione, diritto all’aborto, sono solo alcuni dei valori in cui crediamo, per questo prendiamo le distanze da queste parole che non ci rappresentano, pronunciate da chi ancora una volta non ha perso l’occasione per macchiare l’immagine della nostra Università. Magnifico Rettore – concludono gli studenti -, La invitiamo a schierarsi al nostro fianco, ad esporsi pubblicamente e a condannare l’accaduto, rivendicando i valori di quella Università “dell’umanesimo che innova” che stiamo costruendo insieme».

Non si è fatta attendere la risposta del rettore dell’Unimc Francesco Adornato. «Voi ben sapete dell’attenzione e della cura che l’Ateneo e il Rettore rivolgono alla componente studentesca del corpo accademico e quanto costante e fruttuoso sia il nostro dialogo. Un dialogo basato sul rispetto reciproco, anche quando le posizioni si rivelano divergenti. Anzi, abbiamo considerato le differenze un valore su cui fondare e irrobustire il nostro percorso formativo e la nostra crescita durante gli studi universitari – scrive il rettore -. Comprendo l’esigenza di rappresentare la Vostra opinione in difesa degli ideali di laicità (dello Stato e dell’Università) ed è un bene che lo abbiate fatto anche con passione, con la stessa passione con cui scrivo a Voi, davanti ad un pensiero semplificato e culturalmente fragile in cui noi tutti ci siamo imbattuti».

«La supponenza fideistica non aiuta al confronto e, in quanto tale, non richiede né smentite, né prese di posizione. Su quest’ultimo punto, rispetto al precedente episodio svoltosi in un’aula universitaria, è fuori luogo intervenire perché trattasi di una individuale espressione di pensiero, magari oltraggiosa, che va affrontata sul piano culturale. Non possiamo cadere nello schematismo uguale e contrario del “boicottare la Chiesa dell’Immacolata” – continua Adornato -. Non abbiamo bisogno di guerre di religione e non bisogna caderne in tentazione. Abbiamo bisogno di coesione e di fiducia reciproca. L’Università, e l’Ateneo di Macerata in particolare, è un luogo laico per definizione che non sopporta l’oscurantismo, ma lo oltrepassa, illuminandolo di proposizioni culturali inclusive che, invece dell’altezzosità dogmatistica, ricorrono al dubbio e all’umiltà. La fede religiosa non va sbandierata con vessilli o spirito crociato, quanto invece deve essere animata dalla comprensione dell’altro e, in questo caso, dalla comprensione di quanto possa essere dolorosa per una donna la scelta di abortire, ancorché la legge lo consenta. Carissime studentesse e carissimi studenti, capisco la Vostra indignazione e ne sono solidale. Reagite, però, come raccomandava Tacito: “sine ira et studio”» conclude il rettore.

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