Macerata

Occupazione, nel 2021 oltre il 56% dei disoccupati del Maceratese sono donne

Il punto della referente dei Centri per l'impiego e della consigliera di parità: «Le restrizioni anti-Covid, hanno pesato di più sul lavoro femminile perché sono stati colpiti settori come il commercio, la ristorazione e i servizi alla persona»

group of industrial worker wearing protective in factory. view from the back, group of workers

MACERATA – Donne che sono uscite dal mercato del lavoro per assistere i propri figli o gli anziani a casa in questi due anni di pandemia o perché hanno perso l’occupazione e ora non riescono a ritrovarla. Questa la fotografia dell’occupazione in provincia negli ultimi due anni, da cui emerge che le donne, una volta che perdono il lavoro, fanno più fatica degli uomini a ritrovarlo. «A inizio pandemia, però, in provincia di Macerata l’occupazione femminile ha sofferto meno di quella maschile, rispetto ad altre regioni d’Italia – ha spiegato Teresa Lambertucci, responsabile dei centri per l’impiego di Macerata, Tolentino e Civitanova -, visto che il tasso di occupazione femminile è sceso dell’1,7%, rispetto a quello maschile sceso del 2,5% e anche l’aumento degli inattivi ha colpito più gli uomini che le donne. Le restrizioni anti-Covid, però, hanno pesato molto di più sul lavoro femminile perché sono stati colpiti settori come il commercio, la ristorazione e i servizi alla persona che tradizionalmente vedono un maggiore impiego di donne. Nel 2021, quindi, i disoccupati iscritti ai centri per l’impiego sono 16.577, di cui il 56,7% sono donne, per lo più nelle fasce di età tra i 35 e i 39 anni (61,3%) e tra i 40 e i 44 anni (59,6%)».

Lo scorso anno, inoltre, la ripresa della domanda di lavoro nel nostro territorio è stata più bassa, con un 15,5%, rispetto alla media regionale, che si è attestata al 18,1% e ha interessato più gli uomini rispetto alle donne. Dato confermato dalla percentuale di assunzione femminile che nella nostra provincia si attesta al 45,2% contro il 47% a livello regionale. A fare la differenza, però, è il titolo di studio, perché una donna con una laurea o un titolo post laurea riesce a rientrare meglio di un uomo nel mondo del lavoro. La dirigente dei Centri per l’impiego, però, conferma come la Regione ha già intrapreso una serie di azioni, previste nel Pnrr, che vanno verso un aumento dell’occupazione femminile.

«La missione 5 del Pnrr sulle politiche del lavoro prevede investimenti per il potenziamento dei centri per l’impiego, la creazione delle imprese femminili, il sistema di certificazione per la parità di genere e il sistema duale – aggiunge Lambertucci -. La Regione con la dgr 195 ha previsto due asset strategici: la formazione professionale come leva strategica anticrisi, come propulsore dello sviluppo economico e come strumento di contrasto allo squilibrio tra domanda e offerta e alla carenza di competenze e il secondo asset è la cooperazione tra pubblico e privato nelle politiche attive del lavoro». «Dobbiamo lavorare tutti insieme, con le altre forze del territorio – precisa la consigliera di parità della Provincia, Deborah Pantana – per questo voglio parlare con le associazioni di categoria, con gli ordini professionali perché dobbiamo fare squadra, favorire le donne che vogliano aprire una partita Iva, conciliare i tempi di vita e di lavoro. Per settembre, inoltre, mi piacerebbe organizzare un festival del lavoro al femminile».

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