Macerata

Montagna in sicurezza, i consigli dell’esperto: «Attrezzatura adeguata, pianificazione e buonsenso»

Spesso la bellezza e la maestosità delle montagne ci fanno dimenticare le insidie e i pericoli che la natura stessa può celare. Ecco come affrontare in sicurezza trekking ed escursioni

Niki Morganti
Niki Morganti

La tragedia della Marmolada in cui hanno perso la vita 11 persone ha riacceso i riflettori sulla tematica della sicurezza in montagna. Va detto che, quello che si è consumato lo scorso 3 luglio, rientra tra gli eventi forse meno prevedibili: nello specifico un enorme blocco di ghiaccio si è staccato dalla montagna, causando una drammatica valanga equivalente di due campi di calcio. Si stima che l’ondata di ghiaccio e neve abbia raggiunto i 300 chilometri orari travolgendo alpinisti ed escursionisti che si trovavano a valle del distacco. I motivi del cedimento sarebbero da attribuire a diverse cause sia sul breve che sul lungo periodo e legate anche alle temperature record di queste settimane.

Spesso la bellezza e la maestosità delle montagne ci fanno dimenticare le insidie e i pericoli che la natura stessa può celare. Non fanno eccezione neanche le catene montuose presenti nelle Marche: purtroppo non sono rari gli eventi che riguardano escursionisti dispersi o peggio precipitati in qualche canalone con anche conseguenze drammatiche. Al riguardo abbiamo fatto quattro chiacchiere con Niki Morganti, Guida Ambientale Escursionistica abilitata dal 2009 che spesso percorre sentieri e trekking nelle Marche.

Dopo il dramma del 3 luglio sulla Marmolada si è riaccesa l’attenzione sulla sicurezza in montagna. Nelle Marche quali sono i pericoli più frequenti in cui si possono imbattere gli escursionisti?
«I pericoli dipendono sempre molto dall’escursionista stesso e dalla sua eventuale impreparazione: quando si affronta un percorso questo va pianificato, studiato con attenzione a casa con tanto di mappe; non basta affidarsi ad App relative a sentieri. Altro fattore importantissimo è una conoscenza delle condizioni meteo: spesso si sottovaluta ma è questa l’incognita principale; c’è chi parte senza quasi consultare le previsioni fidandosi dell’andamento generale del periodo: magari uno arriva in cima al monte e deve fare i conti con l’arrivo di un temporale che non aveva minimamente preventivato. Quindi, ricapitolando: conoscenza del percorso, del meteo ed avere un’attrezzatura adeguata al tipo di tragitto che si vuole intraprendere».

Soprattutto alla luce dei cambiamenti climatici, quali sono le zone più potenzialmente pericolose nella nostra regione o nel settore alpino?
«Al riguardo credo siano più ferrati i responsabili del Soccorso Alpino che sono in possesso delle mappe dettagliate di tutto il territorio aggiornate anche per quelle variabili che possono essere rappresentate dal dissesto idrogeologico… da guida ti posso dire che da noi, nelle Marche, non sono presenti ghiacciai e quindi d’estate non abbiamo potenziali pericoli come quello successo sulla Marmolada. In inverno invece è importantissimo consultare il bollettino valanghe che viene pubblicato ogni giorno; da evitare escursioni in zone dove si sono verificate nevicate fresche se il giorno dopo le temperature sono alte perché nei versanti ripidi uno scivolamento ci può sempre essere. Occhio sempre al meteo: le precipitazioni oggi sono più veloci e violente rispetto quelle di anni fa, altro fattore da tenere in considerazioni».

Quali sono i consigli o le regole imprescindibili a cui ci si deve attenere quando si vuole prendere parte a un trekking o un’escursione?
«L’attrezzatura e l’abbigliamento come già detto prima sono importantissimi. Imprescindibili sono le scarpe da trekking, anche per sentieri che possono sembrare poco impegnativi è consigliabile avere scarpe da trekking buone, alte che in caso di caduta proteggano anche la caviglia. Quando parlo di attrezzatura adeguata mi riferisco anche a mantella antipioggia o kway, un kit di primo soccorso. Se poi si va in alta montagna, nelle Marche penso ad esempio al lago di Pilato, portarsi sempre dietro una giacca, un cappello di lana, guanti… uno degli errori più comuni è sottovalutare l’escursione termica: si ragiona “Siccome a casa fa caldo, sarà così anche in quota”, naturalmente la realtà è molto diversa. Dai 2000 metri in su, anche con il sole, il meteo è molto diverso da quello delle nostre città. Se uno teme di non essere in grado di organizzarsi adeguatamente è giusto affidarsi alle guide ambientali, agli accompagnatori di media montagna o alle guide alpinistiche, vanno bene tutte, l’importante è che si tratti di figure professionali riconosciute in grado di consigliare bene sull’attrezzatura e che sappiano ovviamente guidare in un percorso in sicurezza».
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