Macerata

Maxi terapia intensiva a Civitanova, Tappatà: «Pronti alla recrudescenza e gli ospedali tornino alla normalità»

Il direttore del Dipartimento Emergenza dell'Asur Marche è intervenuto sulla realizzazione del covid center, oggetto in questi giorni di perplessità e critiche da parte dei movimenti politici e dei sindacati

Guido Bertolaso in visita alla Fiera di Civitanova (foto del 17 aprile 2020)

CIVITANOVA – Il progetto della maxi terapia intensiva alla Fiera di Civitanova, in questi giorni, è stato oggetto di alcune perplessità e critiche da parte di istituzioni, movimenti politici e sindacati. Proprio ieri il segretario regionale Anaao Assomed Marche Oreste Mercante e Roberto Mancini, candidato alle prossime elezioni regionali con il movimento “Dipende da noi”, avevano mosso alcune osservazioni alla Giunta regionale. Il direttore del Dipartimento Emergenza Urgenza UO Anestesia e Rianimazione dell’Asur Marche, il dottor Giuseppe Tappatà, è intervenuto sulla realizzazione della struttura Covid nella città costiera. «La scelta dell’ospedale di Civitanova ha due motivazioni: una recrudescenza che non ci troverà impreparati e il fatto che la struttura permetterà di riportare gradualmente alle normali funzioni gli ospedali Covid» le parole del direttore.

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Luca Ceriscioli
Il presidente regionale Luca Ceriscioli

La struttura Covid di Civitanova «è un fatto importante per la Regione Marche perché servirà a far respirare gli ospedali per l’attività ordinaria – aveva recentemente spiegato il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli -. C’è un grande bisogno di tornare a dare una risposta a tutti i malati. Per un paio di mesi è stata sospesa tutta l’attività programmata, mantenendo solo gli interventi urgenti. Tutti gli ospedali vorrebbero tornare domani mattina a svolgere la propria attività. Il piano che cominceremo da lunedì sarà proprio in questa direzione e la parte sanitaria attende questa realizzazione perché arriverà un momento in cui sarà importante poter liberare fino all’ultimo ospedale e ci si immagina una gestione lunga. Alcuni credono che da qui a poco sparirà il problema; la convinzione di molti invece è che la guardia vada tenuta alta a lungo e che avere nel sistema regionale un ospedale che si occupi esclusivamente di questo permetterà di tenere tutti gli altri puliti».

«Nel contesto del momento che stiamo vivendo tutte le opinioni sono accettabili, anche in ragione del fatto che non c’è una verità che possa guidare le nostre azioni – ha aggiunto il direttore Tappatà -. Ci sono tanti esperti che elaborano ipotesi e studiano possibili soluzioni sia in campo scientifico che in campo politico e organizzativo. Tutte potrebbero essere valide finché non ci si avvicina a una possibile verità, ma c’è bisogno di un tempo che non possiamo non utilizzare in modo non costruttivo. Da clinico mi permetto due raccomandazioni: che il ritorno alla normalità di questi ospedali sia veramente graduale – non ci deve essere fretta perché le necessità sono ancora vive – e che i sanitari che saranno chiamati a lavorare in questa struttura siano adeguati per numero e preparazione e che abbiano anche un riconoscimento economico particolare in ragione del loro impegno, che sarà intenso e continuativo, all’interno di questa struttura».

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