Macerata

Macerata, truffa all’Ufficio anagrafe: dipendente sospesa per sei mesi

Lo ha deciso il gip del Tribunale del capoluogo che ha emesso la misura interdittiva nei confronti della 59enne civitanovese. Il legale: «Un provvedimento eccessivo e non necessario»

MACERATA – Sospensione per sei mesi dal lavoro. È la decisione presa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Macerata, Giovanni Maria Manzoni, che nelle scorse ore ha disposto la misura interdittiva nei confronti della 59enne civitanovese, dipendente dell’Ufficio anagrafe del Comune di Macerata, indagata per una serie di truffe commesse ai danni di numerosi cittadini maceratesi che hanno rinnovato la carta di identità. Il legale della donna, l’avvocato Lorenzo Gnocchini del foro di Ancona, ha parlato di «provvedimento eccessivo e non necessario».

L’ipotesi accusatoria è che la donna avrebbe chiesto a numerosi maceratesi che dovevano rinnovare la carta di identità dai 3 ai 5 euro in più rispetto al dovuto, le condotte sarebbero iniziate nel 2016 (la donna è dipendente del Comune dal 2007) e le avrebbero fruttato circa 47.000 euro. Soldi che, secondo l’accusa, la 59enne avrebbe appuntato puntualmente su delle agende che il 10 settembre scorso sono state sequestrate dagli agenti della polizia municipale nel corso di una perquisizione nell’ufficio comunale. La difesa ha sostenuto che quegli appunti, in realtà, fossero delle note personali che nulla c’entravano con i presunti illeciti. L’indagine, condotta dagli agenti guidati dal comandante Danilo Doria e coordinata dal sostituto procuratore Enrico Riccioni, era scattata dopo la segnalazione dell’assessore Paolo Renna che su Facebook aveva letto il post di una conoscente in cui la donna lamentava di aver subito una truffa in Comune.

Venerdì scorso (17 settembre) in Tribunale si è svolto l’interrogatorio della 59enne dinanzi al gip, in quella circostanza la dipendente si era scusata, aveva parlato di episodi occasionali (ridimensionando di molto quanto contestato, ndr) per i quali si era detta pronta a risarcire. Al termine dell’udienza il gip si era riservato di decidere sull’emissione o meno della misura interdittiva e nelle scorse ore ha sciolto la riserva disponendo la sospensione dal lavoro per la durata di sei mesi. Per gli inquirenti la condotta della 59enne – che dall’11 settembre scorso si era messa in ferie e ora è in malattia – è stata sistematica, quasi maniacale. «Ritengo che sia un provvedimento eccessivo – ha commentato l’avvocato Gnocchini – dal momento che la signora aveva già manifestato la chiara volontà di essere assegnata ad altre mansioni per evitare contatti con il pubblico e maneggio di denaro e aveva preannunciato la domanda di prepensionamento, per cui non vedo quale possa essere il pericolo di reiterazione della condotta. Il Comune – ha concluso il legale – ha tutti i poteri per sospenderla disciplinarmente, non capisco perché debba farlo l’autorità giudiziaria, ce lo spiegherà il Tribunale in sede di impugnazione». Lunedì intanto si terrà l’udienza dinanzi ai giudici del Tribunale del Riesame chiamati dalla difesa ad esprimersi dopo l’impugnazione del decreto di sequestro preventivo delle somme.

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