Macerata

Macerata, sparisce auto con 200 mila euro di gioielli dentro: tre condanne

Per commettere il furto avrebbero falsificato documenti per ottenere un duplicato della chiave. Tre anni e sei mesi la pena inflitta agli imputati

Il tribunale di Macerata

MACERATA – Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti in tre, attraverso una falsa denuncia di smarrimento della chiave di una Mercedes, sarebbero riusciti ad ottenere un duplicato e con quello avrebbero rubato l’auto di un rappresentante di gioielli con all’interno 200 mila euro di preziosi. Poi avrebbero dato fuoco al mezzo. Tre romani di 65, 66 e 55 anni sono stati condannati a tre anni e sei mesi ciascuno di reclusione e al pagamento di 1.200 euro di multa. Le accuse erano: furto aggravato, sostituzione di persona, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico e danneggiamento seguito da incendio.

Le contestazioni risalgono al 2012. Secondo l’accusa – oggi sostenuta in aula dal pubblico ministero Raffaela Zuccarini – i tre, in concorso con altre persone rimaste ignote, avrebbero formato o fatto formare una falsa denuncia di smarrimento della chiave della Mercedes di un rappresentante di gioielli con una falsa firma di quest’ultimo e una falsa carta di identità. Con questa falsa documentazione alla mano il 66enne si sarebbe presentato in un’officina di Roma proponendosi con le credenziali del rappresentante di gioielli e riuscendo ad ottenere il duplicato della chiave della Mercedes. A quel punto i tre avrebbero raggiunto Macerata e con la chiave bis avrebbero aperto l’auto che in quel momento era parcheggiata in piazza XXX Aprile, per poi fuggire con tutto il prezioso carico, nel bagagliaio infatti c’erano due valigie con 10 chili di campionario di preziosi, per un valore commerciale di 200.000 euro. Lo stesso giorno a Ceccano, in provincia di Frosinone, i tre avrebbero dato fuoco all’auto. Oggi si è chiuso il processo di primo grado a loro carico: il pm ha ricostruito i fatti concludendo la requisitoria con la richiesta di condanna a tre anni e mezzo per ciascun imputato, richiesta condivisa e accolta dal giudice Andrea Belli. Una volta depositate le motivazioni gli imputati, tramite i propri legali, potranno decidere se impugnare la sentenza in Appello.

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