Macerata

Macerata, pugni contro la vetrata dell’ex Venanzetti. Raggiunti dai carabinieri, reagiscono: arrestati

Si tratta di un 20enne di Pollenza e un 21enne albanese residente a Macerata. Entrambi hanno patteggiato un anno e quattro mesi

MACERATA – Prendono a pugni la vetrata dell’ex Venanzetti, titolare e avventori costretti a chiudersi dentro. Rintracciati dai carabinieri reagiscono e finiscono in manette. Un 20enne di Pollenza e un 21enne albanese residente a Macerata sono stati arrestati questa notte, poco prima delle 2, dai carabinieri del Nucleo operativo Radiomobile della Compagnia di Macerata per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. Tutto è partito da una richiesta di intervento, verso l’1.45, del titolare del locale in via Gramsci che aveva segnalato due giovani in stato di agitazione che stavano prendendo a pugni la vetrata del bar. Prima che arrivassero i militari i due si erano allontanati, sono stati rintracciati poco dopo in via Matteotti (sul posto era intervenuta anche una pattuglia della polizia).

I due avrebbero cercato di sottrarsi al controllo dimenandosi e sferrando pugni e calci in direzione delle forze dell’ordine. Alla fine entrambi sono stati arrestati, mentre due carabinieri sono finiti al pronto soccorso: uno ha riportato la frattura di una costola con una prognosi di 25 giorni, l’altro policontusioni con una prognosi di 5 giorni. Questa mattina entrambi sono stati condotti in Tribunale davanti al giudice Domenico Potetti. Difesi dall’avvocato Gianluca Di Cola hanno patteggiato con il pubblico ministero Francesca D’Arienzo la pena di un anno e quattro mesi di reclusione. 

Su quanto accaduto sia a Macerata sia a Civitanova in giornata è intervenuto il sindacato Unarma che in una nota ha espresso tutta la propria «solidarietà per una pronta guarigione ai colleghi brutalmente feriti», parlando di «Fatti indegni di un paese civile, testimoniano una mentalità che ci mette sempre a rischio». In particolare il segretario generale provinciale Antonio Voto ha aggiunto: «E non si parli solo di un paio di casi, si tratta di violenza pura, colpire a calci e pugni è un reato. Deve essere chiamato con il suo nome, è un reato grave e come tale va perseguito. Servire il Paese non può voler dire solo portare un bersaglio addosso, e i carabinieri sono esausti e stufi».

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