Macerata

Macerata, famiglia trovata morta in casa: la Procura chiede l’archiviazione

Inizialmente indagati per cooperazione in omicidio colposo erano il medico del 118, il coordinatore della sala radio del 118 e il capo pattuglia della Volante della polizia che avevano gestito l’intervento dopo la richiesta di aiuto di Alessandro Canullo

Le Forze dell'Ordine e della Scientifica nel giardino della villetta a Macerata dove sono stati ritrovati tre cadaveri

MACERATA – Morte della famiglia Canullo, la Procura chiede l’archiviazione per i tre indagati, non sarebbero emersi profili di colpa a loro carico. Presentata opposizione. La drammatica scoperta dei corpi senza vita in avanzato stato di decomposizione dell’ex imprenditore 80enne Eros Canullo, della moglie Angela Maria Moretti, insegnante in pensione di 77 anni, da un anno allettata a seguito di un ictus, e del loro unico figlio Alessandro, 54 anni invalido dopo un gravissimo incidente avuto da ragazzo, fu fatta la mattina del 6 settembre del 2021 dagli agenti della questura e dai vigili del fuoco, dopo aver forzato il lucchetto del cancello carrabile e poi la porta d’ingresso dell’abitazione in borgo Santa Croce, 72 a Macerata.
A dare l’allarme era stata la sorella di Angela Maria, che da anni vive a Milano, dopo che non era riuscita più a mettersi in contatto con i parenti. Sul posto intervennero anche gli agenti della Squadra Mobile con il dirigente Matteo Luconi, poi su disposizione del pubblico ministero all’epoca di turno, Stefania Ciccioli, anche il medico legale Roberto Scendoni. Dalla successiva autopsia emerse che Eros Canullo morì d’infarto, mentre la moglie e il figlio, entrambi non autosufficienti, morirono lentamente di inedia nei giorni successivi. Nel frattempo furono avviate le indagini per ricostruire l’accaduto e appurare eventuali responsabilità.

Emerse così che il 29 giugno, poco più di due mesi prima di quella tragica scoperta che scosse l’intera comunità maceratese, Alessandro chiamò il 112 alle 18.30 per chiedere aiuto, ma quando gli equipaggi del 118, della Croce Verde e della polizia intervennero sul posto, trovarono solo una casa apparentemente disabitata con la cassetta della posta piena di lettere e pubblicità e, pensando a “uno scherzo di pessimo gusto”, andarono via.
Dopo più di un anno, a novembre 2022, il pm Ciccioli iscrisse nel registro degli indagati tre persone: il medico del 118, il coordinatore della sala radio del 118 e il capo pattuglia della Volante della polizia che la sera del 29 giugno 2021 avevano gestito l’intervento. Il pubblico ministero individuò l’ipotesi di reato di cooperazione in omicidio colposo perché il giorno della richiesta d’aiuto «per negligenza ed imprudenza», decisero di non accedere in modo forzato nell’abitazione pur essendo ciascuno degli indagati dotato di «autonomo potere/dovere di attivarsi in tal senso», ritenendo invece di «soprassedere all’intervento perché nessuno rispondeva al campanello e la casa sembrava non abitata per l’incuria della vegetazione circostante». Dopo l’iscrizione nel registro degli indagati la Procura sentì tutte e tre le persone sottoposte a indagine e risentì anche un’infermiera del 118 (non indagata), e nelle scorse settimane il pm ha chiesto al gip di archiviare il procedimento. La richiesta è stata notificata ai familiari dei Canullo e la sorella e il fratello di Angela Maria Moretti hanno presentato opposizione. Ora dovrà essere fissata l’udienza di discussione.

Nella richiesta di archiviazione il pubblico ministero evidenzia che «nelle condotte da ciascuno di essi tenute non sono in concreto ravvisabili quei profili di colpa ipotizzati». In particolare per il magistrato «questa triste vicenda è stata purtroppo determinata da una fatale serie di sfavorevoli circostanze e involontari errori di valutazione che si sono innescati a partire dalla richiesta di soccorso formulata, ahimè, in modo sbagliato da Canullo Alessandro e che poi, di conseguenza, ha determinato lo sviamento di ogni valutazione nella gestione di tutto l’intervento di emergenza». Quando l’operatore del 118 parlò con Alessandro (che aveva gravi patologie con difficoltà sia motorie sia di linguaggio) capì che c’erano due persone svenute a terra in strada sulla SS77 all’altezza del negozio di ricambi Piangiarelli e alle sue domande Alessandro avrebbe risposto in modo confuso parlando poi di “corta” poi anzi di “lunga” per Villa Potenza, per cui l’intervento del 118 e il dispaccio girato anche alla Croce Verde e al 113 prevedeva la ricerca e il soccorso di due persone a terra in strada. Le ricerche di quei due corpi, per la Procura, furono «accurate, prolungate ed estese», poi quando dopo mezz’ora la chiamata di Alessandro fu localizzata, 118, Croce Verde e più tardi la Volante arrivarono davanti all’abitazione dei Canullo. Lì davanti però non trovarono persone in strada da soccorrere, ma solo una casa apparentemente disabitata «avvolta da folta e incolta vegetazione, priva di un campanello o citofono esterno», precisa il pm. Per questo si sarebbe ipotizzato lo scherzo di cattivo gusto.

Ma in realtà ciò che avrebbe smontato l’ipotesi dello scherzo era la circostanza che la richiesta di aiuto di Alessandro era stata fatta da un numero fisso, un numero fisso del civico 72 di Borgo Santa Croce e non da un cellulare. Dunque, restava da approfondire se l’operatore avesse informato o meno chi era intervenuto di questo particolare fondamentale. L’infermiera del 118 risentita a giugno 2022 disse di non ricordare, il coordinatore della sala radio del 118 (indagato) disse di averlo comunicato all’equipaggio ma nelle chiamate dalla centrale del 118 (registrate) non emerge. Il capo pattuglia (indagato) ha invece detto che nessuno li aveva informati di questo e che le indicazioni ricevute parlavano della ricerca di due persone distese a terra per strada. Questo, scrive il pm «è confermato dal contenuto della relazione di servizio, dalle dichiarazioni raccolte in atti. Come è pacifica la circostanza che la polizia fosse arrivata più tardi rispetto all’equipaggio sanitario che già aveva valutato che lì non ci potesse essere nessuno».

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