Macerata

Macerata ritrova la chiesa di San Giuseppe, la prima riaperta in città dopo il sisma

Cerimonia a Sforzacosta con il vescovo Nazzareno Marconi e molte autorità. «San Giuseppe si è voluto togliere la soddisfazione di riavere la sua chiesa e, questo, è il nostro dono»

MACERATA – «La strada che abbiamo scelto per recuperare la chiesa di Sforzacosta è stata la più giusta e la migliore e ora sono davvero contento di poter essere qui. San Giuseppe si è voluto togliere la soddisfazione di riavere la sua chiesa e, questo, è il nostro dono». Le parole che hanno scaldato il cuore di tanti fedeli in un freddo pomeriggio di novembre, sono quelle del vescovo Nazzareno Marconi che ieri 20 novembre ha riaperto, dopo cinque anni, le porte della chiesa di San Giuseppe, a Sforzacosta.

La chiesa della frazione, infatti, era inagibile dal sisma del 2016, ma ora la comunità si è finalmente potuta riappropriare di quel luogo sacro. La chiesa, inoltre, è stata la prima riaperta dalla Diocesi in città. Per celebrare questo momento di festa ieri pomeriggio, prima della messa delle 18 celebrata proprio dal vescovo, in chiesa si è svolto un breve incontro per raccontare come sono andati avanti i lavori di recupero. Un momento di gioia a cui hanno voluto partecipare molte autorità, il sindaco Sandro Parcaroli, Rosalba Ubaldi in rappresentanza della Provincia, Stefano Babini, direttore dell’Ufficio speciale della ricostruzione, il colonnello Nicola Candido, comandante provinciale dei carabinieri, rappresentanti della Guardia di finanza, ma soprattutto c’erano tanti cittadini che hanno voluto riabbracciare la loro chiesa e c’era anche don Silvano Ilari, parroco emerito della parrocchia.

Alcuni fedeli mentre entrano in chiesa

«Siamo veramente tanto fortunati ad avere riavuto la nostra chiesa – ha detto il parroco, don Jacopo Foglia, dopo aver ringraziato quanti si sono impegnati per il recupero della struttura -, perché ci sono comunità anche più grandi che ancora ne sono prive. Sono stati cinque anni difficili, ma in cui abbiamo collaborato con molte realtà». «Questi momenti fanno bene al cuore – ha aggiunto l’ingegner Babini -. Noi come Ufficio Ricostruzione non abbiamo molti meriti, quello che stiamo cercando di fare è abbattere la burocrazia, quel virus che si trova nelle teste di molti. Ogni volta che parlo con i miei ingegneri, infatti, dico loro di lavorare con il cuore, con il sorriso e con il pensiero che le persone vogliono tornare al più presto nelle loro case, perché questa è la strada giusta».

L’intervento, per 257mila euro inserito nell’ordinanza commissariale 32 del 2017, è stato integrato con ulteriori fondi dalla Diocesi che hanno permesso di restaurare anche l’organo. La ristrutturazione della chiesa è stata illustrata dall’ingegner Gianfranco Ruffini, dell’omonimo studio che ha redatto il progetto di recupero, in collaborazione con l’ingegner Aldo Tuzio e su coordinamento dell’ufficio sisma della Diocesi. La chiesa è stata riportata alla sua struttura originaria, togliendo il controsoffitto, che era risultato fortemente lesionato dal sisma, è stata inforzata la cella campanaria, rifatto tutto l’impianto audio e migliorato quello della sicurezza, installando anche una telecamera che permetterà di trasmettere le celebrazioni sui canali della Diocesi. Installato anche un impianto di elettrosmosi per evitare l’umidità in risalita e rifatto l’impianto di illuminazione.

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