Macerata

Quattro commercianti su 5 non vanno in ferie. Il punto con la Cna Macerata

Diverse le soluzioni proposte dagli imprenditori a seconda del settore di appartenenza e agli ordinativi da rispettare. C’è chi si organizza con i turni; chi opta per la mezza giornata; chi chiude solo per pochissimi giorni

MACERATA – Agosto non è più sinonimo di ferie per tutti. Non lo era già prima ma quest’anno dopo la forzata chiusura del lockdown molte imprese, per tentare di recuperare il tempo perso, vorrebbero non fermare la produzione nemmeno a ferragosto. Diverse le soluzioni proposte dagli imprenditori a seconda del settore di appartenenza e agli ordinativi da rispettare.

C’è chi si organizza con i turni; chi opta per la mezza giornata; chi chiude solo per 3 o 4 giorni. Se, come noto, agosto non è certo sinonimo di vacanza per tutto il settore agricolo che con 7.322 imprese rappresenta il 21,5% delle attività produttive maceratesi, 4 commercianti su 5 della nostra provincia (circa 6.500) non possono permettersi di chiudere proprio nel periodo in cui arrivano i turisti. Più orientati a concedere l’intera settimana ferragostana dal 10 al 16, ma non certo di più, i 4.700 imprenditori edili.

Analogo discorso anche per impiantisti ed autoriparatori che in 3 casi su 4 non vanno oltre la settimana di ferie, mentre per il restante quarto non resta che accontentarsi solo del lungo ponte 14-15-16. Ferie impronunciabili ovviamente per i quasi 2.000 imprenditori del turismo che operano nella nostra provincia. Nel settore manifatturiero, 12,2% di peso nella provincia di Macerata con 4.138 imprese, risulta maggiormente probabile la chiusura per l’intera settimana ed in alcuni casi, circa 1/3, anche per quella successiva.

Un netto cambio delle abitudini vacanziere quindi rispetto al passato, con una consistente restrizione del periodo feriale. Molte le conseguenze negative per tutto il settore turistico in questo che già è un anno difficilissimo. Un italiano su due non si sposterà da casa (+60% rispetto agli anni scorsi). Si riduce, poi, la durata media della vacanza principale del 10% (9 notti contro le10 del 2019). Si dimezza il numero di quanti faranno più di una settimana di vacanza (17% contro il 34% dell’anno scorso), con un travaso all’incirca speculare verso chi passerà al massimo una settimana fuori casa (in aumento dal 42% al 57%) o si potrà permettere solo un week end o poco più (dal 5% all’8%). Cala anche il numero di coloro che durante l’estate faranno altri periodi di vacanza oltre alla principale (solo il 2% contro il 9 % del 2019).

«Vacanze meno lunghe significano, in proporzione, riduzione della spesa media complessiva per viaggio, vitto, alloggio e divertimenti: meno 34% rispetto al 2019. La spesa pro-capite di ogni italiano in vacanza sarà nel 2020 di oltre 160 euro più bassa di quella del 2019. Unico aspetto positivo del cambiamento in atto, anche grazie al bonus vacanze, è che le destinazioni saranno per il 96% entro i confini dello Stivale (13% in più rispetto all’anno scorso). Il mare nostrum resta la meta favorita ma la montagna segna un successo senza precedenti con un + 60% di visitatori, confermandosi meta ideale in questo periodo post-pandemico. In effetti, le attività montane come le passeggiate a piedi o in bicicletta, con gli spazi ampi e all’aperto e con l’aria pulita, permettono di godere delle vacanze senza apparente rischio di assembramenti. La speranza è che il sacrificio di molti imprenditori e lavoratori riesca a compensare le perdite subite per la pandemia ed a ridare un po’ di liquidità a tutto il sistema produttivo locale e nazionale. Se così fosse, auspichiamo un recupero delle ferie a Natale per tutti coloro che hanno passato ferragosto a lavorare», spiega la Cna.

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