Macerata

L’università di Macerata “accoglie” lo storico De Robertis, vincitore di un Marie Curie Fellow. Al via il progetto di studio

La borsa Marie Curie sovvenzionerà la ricerca di De Robertis per i prossimi tre anni a partire da settembre

Università di Macerata

MACERATA – Il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Macerata si prepara ad accogliere un Marie Curie Fellow. Si tratta di Tommaso De Robertis, classe 1988, uno storico del pensiero filosofico e scientifico della prima età moderna. De Robertis è risultato tra i pochissimi vincitori del programma di ricerca europeo intitolato alla scienziata e due volte premio Nobel Marie Sklodowska Curie, col quale la Commissione Europea finanzia ogni anno i migliori progetti di ricerca a livello globale. Si tratta di bandi tra i più competitivi al mondo: nella tornata 2022 sono stati finanziati poco più di mille progetti sulle oltre settemila domande preparate.  

«Avere un Marie Curie Fellow è, oltre che motivo di orgoglio, una grande opportunità – commenta il rettore John McCourt -. La competitività e il prestigio del programma proiettano l’ateneo in un contesto internazionale e la pongono in prima linea sul fronte dell’innovazione e della ricerca. Allo stesso tempo, si aprono prospettive di collaborazione su scala internazionale con istituzioni d’eccellenza, come l’Università di Toronto, uno tra i centri di ricerca più rinomati del nord America e del mondo intero». 

Fondamentale il contributo del Grant Office, l’ufficio d’Ateneo preposto al coordinamento dei progetti europei. «Senza la competenza e l’esperienza maturate negli anni da questo team, – commenta Jessica Piccinini, delegata del rettore per la progettazione Europea – sarebbe stato complicato mettere insieme una domanda di candidatura che risulta tra le più complesse e articolate nel panorama della ricerca europea!.   

La borsa Marie Curie sovvenzionerà la ricerca di De Robertis per i prossimi tre anni a partire da settembre. Il progetto, che ha ricevuto una valutazione complessiva di 98/100 da parte degli esperti della Commissione Europea, verterà sulle teorie della tridimensionalità e del vuoto messe a punto dagli scienziati europei durante il Cinquecento. In particolare, il ricercatore studierà l’impatto esercitato sulla formazione di queste teorie dagli scritti dello scienziato e filosofo tardoantico Giovanni Filopono*.  

De Robertis trascorrerà i primi due anni al Centre for Medieval Studies dell’Università di Toronto, uno dei più importanti centri al mondo per lo studio del pensiero tardoantico, dove esaminerà i manoscritti delle opere di Giovanni Filopono, nel tentativo di far luce sulle circostanze storiche che portarono alla loro ricomparsa in Occidente durante il quindicesimo secolo. Rientrerà poi in Italia, all’Università di Macerata, dove studierà l’impatto di quelle opere su una serie di scienziati e pensatori che, anche grazie a Filopono, gettarono le basi di una nuova concezione scientifica, contribuendo alla nascita della scienza moderna. 

L’Università di Macerata è sede di un gruppo di ricerca specializzato nella storia della scienza e nella ricezione del mondo antico in età primo-moderna. De Robertis lavorerà soprattutto con Guido Giglioni, professore di storia della filosofia, e Silvia Fiaschi, professoressa di letteratura latina medievale e umanistica, due grandi studiosi della prima modernità, con moltissimi progetti e collaborazioni internazionali all’attivo. In aggiunta, potrà avvalersi di numerosi altri profili, quali, ad esempio, Arianna Fermani, Guido Alliney, Maria Grazia Moroni, Claudio Micaelli – tutti esperti nello studio del mondo antico e tardoantico e della loro ricezione successiva. 

«Attraverso programmi come la borsa Marie Curie – sottolinea Piccinini -, l’Europa dimostra l’importanza rivestita dalla ricerca di base. E quella umanistica non fa eccezione, ma costituisce anzi il principale canale per ricercare e preservare la nostra identità di europei, incoraggiando, allo stesso tempo, il dialogo e la cooperazione con gli altri Stati, vicini e lontani». 

*Attivo ad Alessandria d’Egitto nel sesto secolo dell’era cristiana, Filopono è stato il primo pensatore a sostenere in maniera organica che lo spazio ha tre dimensioni e che il vuoto esiste in natura, o che può essere prodotto artificialmente. Entrambe le tesi rompevano con la concezione allora dominante, quella che faceva capo ad Aristotele, secondo il quale lo spazio ha due dimensioni ed è interamente riempito di materia. Gli scritti di Filopono rimasero sconosciuti nel Medioevo e vennero riscoperti soltanto nel quindicesimo secolo, in Italia. Ebbero un effetto dirompente sul panorama culturale del tempo, favorendo lo sviluppo di un nuovo paradigma scientifico che verrà più compiutamente teorizzato dai grandi scienziati del secolo diciassettesimo. 

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