Macerata

Lavoro, l’allarme della Cgil: «51 milioni di ore di cassa integrazione per il Covid. Dobbiamo ripartire»

Per i lavoratori stagionali è stato respinto il 50% delle domande per un vizio di forma del contratto. I sindacati chiedono misure più concrete per una ripartenza in sicurezza che non rischi di impoverire ulteriormente il lavoro

Da sinistra Guerrieri, Montecchiari e Principi

MACERATA – Dati forti e drammatici quelli illustrati questa mattina, 31 luglio, dalla Cgil di Macerata che mostrano una situazione precaria e davvero difficile per i lavoratori marchigiani – alcuni di questi hanno avuto a luglio la cassa integrazione di aprile – e, di conseguenza, per le aziende della nostra Regione. Nel secondo semestre del 2020 le ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni nelle Marche sono state circa 51milioni, una cifra maggiore addirittura al 2013 quando il Paese ha dovuto fare i conti con al grave crisi economica.

«Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali e le misure straordinarie relative al Covid-19 (stando ai dati Inps aggiornati al 21 giugno del 2020, ndr.) le domande presentate complessivamente nelle Marche – che riguardano tutte le casse integrazione – sono state 36mila – ha spiegato Daniele Principi, segretario organizzativo della Cgil Macerata -. Di queste 10mila nella provincia di Ancona, oltre 8mila a Pesaro, oltre 7mila a Macerata, circa 5mila ad Ascoli e oltre 4mila a Fermo; a Macerata il 65% non ha anticipato nulla ai lavoratori. Le domande autorizzate sono state, nelle Marche, 32mila per un totale di 186mila lavoratori beneficiari».

Sul bonus di 600 euro, «nella regione sono state accolte complessivamente 115mila domande, così suddivise: 31mila ad Ancona, 27mila a Pesaro, circa 25mila a Macerata, 16mila per Ascoli e circa 15mila per Fermo – ha continuato il sindacalista -. Oltre a ciò c’era anche la misura del reddito di emergenza che poteva essere richiesto in base a determinate condizioni e cioè quelle di non percepire altro tipo di reddito come a esempio quello di cittadinanza; in questo caso nelle Marche sono state presentate oltre 9mila domande. Di queste oltre 7mila sono in elaborazione, 1300 sono state accolte e circa 2mila sono state respinte. Sono state poi 11mila le domande per il bonus baby sitter e 20mila quelle presentate per il congedo parentale».

A questo quadro preoccupante si aggiungono poi le domande dell’FSBA che riguarda gli artigiani, «una delle categorie tra le più penalizzate – ha osservato Principi -. In questo caso è in corso un conflitto tra il Governo e l’Ente bilaterale – il quale ha esaurito i fondi dato che il sostentamento arriva dai contributi stessi dei lavoratori – e la settimana scorsa questi ultimi hanno percepito la mensilità di aprile: parliamo di oltre 44mila lavoratori interessati nelle 10mila aziende marchigiane».

Ora cosa si rischia? «Se non vengono messe in piedi misure necessarie per i lavoratori il rischio è che saltino i tavoli e che a essere danneggiate siano le situazioni più svantaggiate – ha spiegato il rappresentante della Cgil -. Tutto ciò con la speranza che non ci sia un secondo lockdown che porterebbe, secondo i nostri studi, alla chiusura del 30% delle aziende nella nostra Regione. Nel secondo trimestre del 2020 (aprile-giugno), nelle Marche sono state autorizzate 51milioni di ore di cassa integrazione che sono più di quelle autorizzare nel 2013 l’anno in cui il nostro Paese ha subito le gravi ripercussioni della crisi economica. Gli strumenti messi in piedi fino a ora non sono sufficienti ed è giunto il momento di programmare delle misure per la ripartenza rilanciando i posti di lavoro di qualità senza abbassare i diritti come accaduto nel 2008 con il conseguente impoverimento dei cittadini».

Una situazione drammatica la stanno vivendo anche i lavoratori stagionali: in questo caso sono state «respinte circa il 50% delle domande fatte a causa di un errore nella comunicazione del contratto di lavoro – ha spiegato Tiziana Montecchiari della Filcam Cgil Macerata -. In alcuni casi, come per le Terme Santa Lucia di Tolentino, le domande erano state respinte ma con il ricorso sono poi state accolte; abbiamo anche inviato una lettera a tutte le associazioni di categoria che fanno riferimento al Commercio nella quale abbiamo chiesto la correzione del vizio di forma, nei contratti, relativa alla stagionalità. Al momento però non abbiamo ricevuto una risposta».

La preoccupazione della Cgil è che questo vizio di forma, riguardante il primo Decreto, possa tornare anche nel secondo. «Inoltre il 13 luglio del 2020 un decreto interministeriale tra il Ministero delle Finanze e quello del Lavoro – ha spiegato Loredana Guerrieri in rappresentanza della segreteria provinciale del NIdiL Cgil di Macerata – ha cercato di mettere una “toppa” alla situazione ma ha, di fatto, ristretto ulteriormente l’imbuto in quanto sono stati inseriti dei requisiti che potremmo definire ridicoli come il fatto che gli stagionali, per usufruire del bonus, dovevano aver svolto attività stagionale anche nel 2018 e che al momento della richiesta non avessero un contratto di lavoro (in provincia di Macerata sono 270 i lavoratori stagionali che hanno richiesto il bonus, ndr.)».

L’invito dei sindacalisti è quello di «rivolgersi alle nostre categorie per ogni tipo di aiuto. I bonus non sono una soluzione per lavoratori che già soffrono; serve un intervento costruttivo da parte del Governo che parta dai protocolli della sicurezza. Chiediamo una politica che rilanci il settore – non solo con il bonus vacanza – e che faccia ripartire i lavoratori prima che finiscano le misure straordinarie».